Ilva, Centinaio: lo avevo detto a M5s, guarda che se ne vanno. E loro: “Ma va”

“Ho chiesto scusa al Pd per averli lasciati nelle mani del M5s”. Il leghista Gian Marco Centinaio, ospite di Myrta Merlino a L’Aria che tira, è drammaticamente serio. D’altronde, l’occasione non concede ironie: si parla dell’Ilva di Taranto a rischio chiusura dopo che gli indiani di Arcelor-Mittal hanno ufficializzato al governo italiano la decisione di “recedere per giusta causa” e abbandonare lo stabilimento di Taranto mettendo in bilico la posizione di 15mila dipendenti.

La responsabilità, spiega l’ex ministro delle Politiche agricole e del Turismo nel primo governo Conte, è soprattutto del Movimento 5 Stelle, che da mesi gestisce il dossier Ilva in modo tragicomico. A partire dal Mise, passato da Luigi Di Maio a Stefano Patuanelli, passando dalla ex ministra per il Sud Barbara Lezzi, protagonista dell’emendamento che ha portato al decadimento dello scudo legale per i vertici di Arcelor-Mittal, il “pretesto perfetto” per gli indiani per lasciare l’Italia a fronte di una situazione industriale probabilmente già compromessa. Ciò non allevia, anzi aggrava le responsabilità politiche dei 5 Stelle.

“La situazione dell’Ilva è figlia del decreto Lezzi”, accusa Centinaio che poi racconta sconsolato un aneddoto dal precedente governo: “Quando tu vai da un ministro o da un presidente del consiglio e tu gli dici: Guarda che se ne vanno (Arcelor Mittal, ndr) e loro rispondono Ma va, ma cosa vuoi che se ne vadano…”. Viene da chiedersi: in che mani sono Taranto, Ilva e Italia?  liberoquotidiano.it