di Vittorio Feltri – – La sinistra esulta perché si è data una commissione che procederà contro i razzisti, specialmente gli antisemiti, come se gli italiani fossero in numero elevato nemici degli ebrei. Vedremo in quale modo agirà il nuovo organismo, poi lo giudicheremo. Intanto poniamoci alcune domande. Se uno dice o scrive che gli africani gli stanno sul gozzo va punito? E quale punizione gli sarà inflitta? I progressisti predicano da anni che non bisogna fomentare l’ odio, e avrebbero ragione se non fossero i primi a insultare con espressioni violente gli avversari politici. Ne sanno qualcosa Salvini e la Meloni che, essendo considerati di destra, possono tranquillamente essere vilipesi come non fossero esseri umani degni di rispetto. Parliamo dei fascisti.
Per quelli del Pd e similari essi costituiscono il pericolo pubblico maggiore. In realtà sono una risibile minoranza: alle elezioni periodiche i signori di CasaPound non superano mai lo 0,5 per cento, la prova che non contano nulla e nulla da loro si deve temere. Eppure un giorno sì e un giorno no si scatena una lagna tesa a enfatizzare il ritorno preoccupante delle camicie nere (inesistenti). Gli ex comunisti ad ogni consultazione politica e amministrativa perdono, ma non perdono il vizio di suonare il piffero antifascista, nella convinzione che ciò porti voti. Non è così.
Anzi i cittadini ho l’ impressione che siano disgustati da un tipo di propaganda noiosa e ripetitiva. Tanto più che a tutti è noto un fatto: di solito i disordini sono provocati dai centri sociali, i quali per altro sono tollerati se non addirittura protetti dagli enti locali, che ad essi concedono immobili gratuitamente dove svolgono attività spesso illegali.
Non solo. Si dà il caso che i giovanotti estremisti rossi siano in massima parte filopalestinesi inclini a dare alle fiamme le bandiere israeliane in occasione di ricorrenti manifestazioni. È evidente che la succitata commissione parte col piede sinistro e servirà prevalentemente allo scopo di perseguire chi non è stato ingoiato dal conformismo dei compagni.