Roma, Raggi separa le carriere: moglie assessore e marito consigliere

Virginia Raggi ha trovato finalmente il modo per separare le carriere. Non in magistratura, ma in politica, nella sua amministrazione.
Il rimpasto di giunta con cui ha sostituito un buon numero di assessori registra persino un pessimo caso di familismo. Perché se lo avesse fatto un sindaco o un governatore di destra sarebbe stato linciato sui social. Invece, i grillini, sempre più impuniti, possono permettersi quel che vogliono. E nessun fiata, oltre il dato di cronaca.

La Raggi cerca gli assessori nel parentado – – A Roma evidentemente non c’era nessuno oltre la cerchia del parentado disponibile a fare l’assessore. E così la moglie del consigliere comunale Enrico Stefano, Veronica Mammì, è entrata in giunta comunale con la delega alle politiche sociali. Competenze indubbie per occuparsi di famiglia. Speriamo non cominci dalla sua.
Ovviamente si sprecheranno gli attestati di stima. “E’ brava”, urleranno sui social. “E’ la migliore”, giureranno sulla tastiera del computer. Finora, questo premio Nobel della politica stava relegata nel settimo municipio e davvero non ci si ricorda un altro caso di moglie di un consigliere che fa l’assessore..

Evidente conflitto di interesse – – Che cosa farà il coniuge dai banchi dell’aula di Giulio Cesare? Correrà il rischio di presentare un’interrogazione e magari lei la sera lo lascerà senza cena? Il povero Stefano potrà emendare le delibere della consorte senza prendersi una borsettata in faccia?
La giovane assessore, 26 anni, è già passata per ruoli amministrativi di governo proprio nel suo municipio. E si erano elevate le prime polemiche. Ma la potenza di questa famiglia supera persino l’evidente conflitto di interesse che si registra con la nuova nomina. Con i grillini di Virginia Raggi al governo della Capitale ormai ci si può permettere di tutto, persino l’oltraggio alla decenza.

La Raggi dovrebbe avere invece il buon gusto di revocare una decisione che offende quanti hanno buon cuore la serietà e il regolare andamento di una pubblica amministrazione. Altro che “quelli di prima”

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