MILANO, 18 SET – “Ero stanco di questa vita, l’unico modo per farla finita era con questo gesto, volevo essere ucciso per raggiungere il paradiso di Allah“. Così Mahamad Fathe, il 23enne yemenita che ieri ha ferito alla gola e alla schiena con delle forbici un militare alla stazione Centrale di Milano, ha spiegato, sentito dal pm Alberto Nobili e dai carabinieri, l’aggressione seguita poi dal grido di ‘Allah akbar’.
La richiesta di convalida dell’arresto e di custodia cautelare in carcere per le accuse di tentato omicidio aggravato dalle finalità terroristiche (non attentato con finalità terroristiche, come comunicato ieri) e di violenza a pubblico ufficiale verrà inoltrata oggi all’ufficio gip.
Da fonti inquirenti viene precisato che la segnalazione alle autorità italiane da parte di quelle tedesche (il 23enne fu espulso dalla Germania e rimandato in Italia a luglio) era generica, incompleta e parlava di “simpatie islamiste”, non di legami con l’Isis o di indagini. ANSA
Milano: immigrato pugnala militare alla gola, “Allah Akbar!”