Dal sito Dagospia, un estratto del libro di Jacopo Jacoboni, giornalista de La Stampa. Lasciamo ai lettori valutare quale sia la profondità dei rapporti fra Renzi e il “Presidente del popolo” Giuseppi Conte, prima che questo diventasse l’Idolo dei Pentastellati e, per un po’ , facesse finta di essere super partes.
Buona lettura!
Personaggi nella commedia:
Guido Alpa: noto professore di diritto dominus di Giuseppi Conte
Maria Elena Boschi: giovanissima, all’epoca, avvocato fiorentino di grandi ambizioni
Giuseppi Conti: avvocato omnipresente che ottennel’abilitazione all’insegnamento da una commissione in cui era presente Alpa
Matteo Renzi: sindaco piddino di Firenze, poi Presidente del Consiglio, segretario del PD, ed ancora attualmente conducator assoluto dei gruppi parlamentari.
Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 Guido Alpa, avvocato e prestigioso giurista genovese, presidente per tanti anni del Consiglio nazionale forense, un elenco infinito di incarichi nel board di importanti società, è assai incuriosito dall’ascesa di un giovane politico fiorentino che ha appena vinto le primarie del Partito democratico, diventandone segretario, e che ormai punta chiaramente a Palazzo Chigi, imbracciando la narrativa della «rottamazione» spesso anche nei confronti del governo in carica presieduto da un altro democratico, Enrico Letta.
In quel periodo, e già da alcuni anni, Alpa è il dominus di un avvocato di cinquant’anni di origini pugliesi, Giuseppe Conte, talmente lontano dal momento in cui sarà indicato come candidato premier da Luigi Di Maio (in pieno accordo con Matteo Salvini) da adoperarsi per favorire un incontro di conoscenza, di quelli che si usa fare nel mondo a cavallo tra politica, professioni, studi e imprese, tra l’anziano luminare del diritto e Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze in quei giorni appare a tutti — non occorre un particolare acume nella lettura della fase politica — sulla rampa di lancio verso Palazzo Chigi. E Alpa vorrebbe conoscerlo.
Conte in quegli anni si è trovato in un contatto diretto, assiduo, col mondo renziano. E la via maestra è rappresentata da una delle figure chiave nel renzismo, Maria Elena Boschi, anche lei avvocato, di una generazione più giovane di Conte, la stessa di Alfonso Bonafede (che sarà ministro della Giustizia del governo M5S-Lega), pure lui avvocato a Firenze.
La futura ministra delle Riforme, che sarà uno dei bersagli preferiti di una campagna d’odio violentissima della propaganda pro-M5S, è stata assieme a Conte e al futuro vicecapo di gabinetto del ministro Bonafede, Leonardo Pucci, in una commissione d’esame nella scuola delle professioni legali a Firenze. La conoscenza con Bonafede è anch’essa antica, e per nulla ostile alla futura ministra da parte di Bonafede; un contatto che risulterà utile nelle fasi in cui — ciclicamente — Movimento e Pd tenteranno abbozzi di dialogo su questioni politiche specifiche, dagli assetti nelle commissioni parlamentari a quelli fuori dal Parlamento.
Quando, almeno a Firenze, comincia ad apparire evidente l’ascesa di Renzi, il giovane avvocato Boschi è una delle poche figure che mettono in piedi il network renziano e la convention della Leopolda; ed è proprio questo filo a distanza tra la Boschi e Conte che consente a quest’ultimo, a un certo punto, di facilitare l’incontro tra Alpa e Renzi. Dopo alcuni tentativi in cui Conte si adopera per questo colloquio, l’incontro avviene. Cordiale, una chiacchierata con conte-nuti contingenti e legati agli scenari del potere in quel momento.
Alpa si presenta dinanzi al neosegretario del Pd accompagnato proprio da Conte, che nessuno onestamente immaginerebbe futuro premier. È un dialogo di conoscenza che fila via senza che lì per lì nessuno nei media se ne interessi particolarmente. I due, Alpa e Conte, appaiono assai ben disposti verso Renzi in quella stagione, in fondo non così lontana. In quell’occasione Conte resta rispettosamente taciturno. Assiste spettatore al dialogo del suo mentore giuridico con il capo del renzismo: ossia, di lì a poco, il nemico numero uno della Casaleggio e della campagna elettorale di Luigi Di Maio.
Renzi racconterà a Gian Antonio Stella: «Ci ricordiamo i grandi complimenti che [Conte] ci faceva quando eravamo al governo noi». «Vuol dire che conoscevate già lo sconosciuto?», chiede Stella. «Sconosciuto? Conserviamo ancora i messaggini di lode per il nostro governo».
L’Italia è un paese in cui reti di relazioni e incroci professionali possono risultare così sorprendenti che alla fine tutti se ne dimenticano e nessuno se ne sorprende. Il quotidiano «la Repubblica», nell’ottobre del 2018, ha sollevato la questione del potenziale conflitto d’interesse esistente tra Conte e Alpa: i due avevano da poco svolto un incarico professionale assieme nel 2002, quando Alpa fu il professore ordinario che giudicò Conte nel concorso universitario vinto dal premier all’Università Vanvitelli di Caserta.