In una lettera indirizzata al quotidiano Repubblica, Gianluca Meranda dello studio legale internazionale ‘Sqlaw’, conferma la sua presenza al vertice di Mosca – dove Savoini e altri si sarebbero accordati su presunti finanziamenti illeciti alla Lega con fondi russi – e rivela: “L’uomo identificato come il ‘banchiere Luca’ sono io, pronto a rispondere ai giudici sull’incontro”.
“Gentile direttore – si legge nella lettera pubblicata stamane dal quotidiano -, in relazione a quanto apparso sulle vostre colonne, anche in data odierna (“Moscopoli – Petrolio e Tangenti), desidero specificare quanto di seguito. Indicato come il “banchiere Luca” nelle intercettazioni che riguardano l’inchiesta “Moscopoli”, sono in realtà un avvocato internazionalista che esercita la professione legale da più di 20 anni tra Roma e Bruxelles, anche nel ramo del diritto d’affari. Tra i clienti dello studio (gli obblighi di riservatezza impostimi dai codici deontologici di Roma e Bruxelles presso i quali sono iscritto mi impediscono di essere più specifico) figurano – spiega – compagnie petrolifere e banche di affari italiane ed estere con cui quotidianamente e da molto tempo vengono intrattenuti rapporti fiduciari di natura esclusivamente professionale. Avendo riguardo alle vicende che vi preoccupano, specifico di aver partecipato alla riunione del 18 ottobre 2018 a Mosca in qualità di General Counsel di una banca d’affari anglo-tedesca debitamente autorizzata al c.d. commodity trading ed interessata all’acquisto di prodotti petroliferi di origine russa”.
“Confermo – continua la missiva – di aver conosciuto il dottor Gianluca Savoini e di averne apprezzato l’assoluto disinteresse personale nei pochi incontri avuti in relazione alle trattative. I restanti interlocutori all’incontro del 18 ottobre sono professionisti che a vario titolo si occupano di questa materia, esperti sia in compravendite internazionali, sia di prodotti specifici (oil products) che in quel momento erano oggetto del negoziato. Come spesso accade in questo settore, e nonostante gli sforzi delle parti, la compravendita non si perfezionò. Apprendo quindi con stupore dagli organi di stampa – sottolinea ancora l’avvocato Meranda – che questo incontro avrebbe indotto una Procura del Repubblica ad avviare una inchiesta per reati come corruzione internazionale o finanziamento illecito ai partiti”.
“Confesso apertamente – ammette – di non votare più da circa dieci anni. Non mi sono mai occupato di finanziamenti ai partiti. Non ho mai avuto incarichi in nessun partito e non ho intenzione di cominciare proprio adesso. Da uomo di legge so bene che non tocca a me stabilire se e quale reato sia stato commesso e, semmai dovesse esserci un’inchiesta, sarei a totale disposizione degli inquirenti. Da uomo libero e di buoni costumi, tuttavia, spero – conclude l’avvocato internazionalista – che il Paese si libererà presto di questo non più sopportabile modo di fare politica”.