Sea Watch forza blocco navale ed entra in acque italiane

Dalle parole ai fatti. Lo aveva annunciato e ora lo sta facendo. Si parla della capitana di Sea Watch 3, Carola Rackete, che ha forzato il blocco navale entrando con Sea Watch 3 in acque italiane, obiettivo far sbarcare i 42 immigrati a bordo a Lampedusa. Un clamoroso atto di guerra della ong, che va allo scontro totale dopo 14 giorni di stallo. Il blocco navale viene forzato proprio mentre la Ue fa sapere di essere pronta a gestire il ricollocamento dei migranti a bordo. In virtù del decreto sicurezza-bis, la nave battente bandiera olandese va incontro al sequestro; la Rackete invece si espone a gravi conseguenze penali.

La possibilità di forzare il blocco navale era stata confermata in precedenza, nei fatti, anche dai legali della ong: “Siamo tutti con lei. A questo punto è nella responsabilità del comandante portare in salvo i naufraghi”. Dunque gli avvocati hanno espresso “profondo sconcerto” per un verdetto bollato come “contraddittorio e problematico dal punto di vista dell’effettività della tutela dei diritti fondamentali e della dignità dell’uomo”. Già martedì, la Rackete, intervistata da Repubblica aveva rivelato come l’idea di entrare nelle acque territoriali italiane fosse all’ordine del giorno.

Nella mattinata di mercoledì 26 giugno, le ultime parole di Sea Watch: “Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia”. Così in un tweet la ong tedesca, che poi invita a donare al fondo per l’assistenza legale di Sea Watch “per aiutare Carola a difendere i diritti umani”. A breve, dunque, lo scontro tra la ong battente bandiera olandese, Viminale, Matteo Salvini e Stato italiano potrebbe arrivare ad un nuovo livello, mai raggiunto prima.  liberoquotidiano.it