”Giornata del rifugiato”, domani la solita propaganda stucchevole

Pioverà ipocrisia. Le previsioni del tempo della politica rossa lasciano immaginare 24 ore niente male per domani.
L’occasione sarà determinata dalla Giornata mondiale del Rifugiato, che sarà vissuta come pretesto per testimoniare ancora una volta il razzismo del popolo italiano. Perché alla fine di questo si tratterà.
La rete è già piena di annunci, con i soliti sinistri impegnati a denigrare qualunque politica e qualunque politico che vogliano porre un freno all’immigrazione clandestina. Ovviamente senza mai sforzarsi di distinguere tra chi scappa da una guerra vera e chi viene qui a cercare una fortuna che non troverà mai. Sono quelli del global compact, che ogni tanto ricicciano.

Coperte dopo le lenzuola – – Ci ribelliamo alla demagogia, perché già si scatenano con le solite armi di una propaganda stucchevole. L’Italia accoglie eccome i rifugiati. C’è il piccolo dettaglio che la stragrande maggioranza di chi arriva da noi – il 90 per cento – non lo è. Però si approfitta della giornata del rifugiato per convocare ad esempio una manifestazione su “Rimini porto sicuro”. Oppure per invitare ad esporre, dopo le lenzuola, una coperta termica sul balcone di casa per dire non alla chiusura dei porti e già che ci siamo al decreto sicurezza.

Le giaculatorie di Lerner e Saviano – – Chi ha illuso quei disperati a imbarcarsi con gli scafisti che ci speculano sopra e trovano braccia spalancate nella nostra sinistra?
Ovviamente, la giornata del rifugiato dovrà svolgersi a casa nostra e mai nelle loro ville. Ci toccherà leggere a ascoltare come una pena che non finisce mai le giaculatorie dei Lerner e dei Saviano. Accompagnate dai gridolini di Laura Bordini e compagnia.
I rifugiati – quando lo sono – meritano tutto il rispetto delle persone con il sale in zucca. Pretendere che tutti abbiano diritto alo stesso trattamento equivale a trasformare noi italiani come rifugiati in casa nostra. Letteralmente. Perché in certe periferie è bene non mettere il naso fuori di casa.

Francesco Storace