Governo & Conflitti d’interesse: Corrado Passera ministro sviluppo economico e infrastrutture.

ROMA, 17 Aprile – A 5 mesi dalla sepoltura della DEMOCRAZIA e all’insediamento del governo dei tecnocrati voluto da Re Giorgio, formalmente è un governo tecnico, nella sostanza è il governo dei poteri forti. Banche e Vaticano, soprattutto.

Ma a distanza di 150 giorni com’è sotto gli occhi di tutti, è fallito. Non è riuscito che ha produrre che tasse e tasse e poi ancora tasse. Il più idiota di noi italiani sarebbe stato all’altezza di questo compito. Ma non vogliamo parlare di ciò che gli italiani vivono sulla loro pelle tutti i giorni, ma dei conflitti d’interesse di questi golpisti. Da oggi e per gli altri giorni a seguire corrispondenti al numero dei ministri, parleremo di questi professori e banchieri, ma soprattutto dei loro conflitti d’interesse. Cominciamo dal ministro Passera.

Il ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture Corrado Passera si è dimesso da ad di Intesa, ma ne detiene ancora oltre otto milioni di azioni; ed è socio di un’università privata di Roma legata all’Opus Dei che ha ricevuto una montagna di soldi pubblici e di una clinica privata convenzionata coinvolta in un’inchiesta per peculato.

Gran parte dei ministri del governo Monti hanno lavorato per grandi banche, organizzazioni e aziende che hanno a che fare con concessionari pubblici, o ne sono soci. Una rete di affari e interessi che non ha risparmiato le attenzioni delle procure.

Giurava che non si sarebbe mai messo a fare politica, chiamava «spazzatura» le voci che davano per imminente la sua discesa in campo. «Guidando questa banca faccio il lavoro più bello del mondo, e ritengo che facendo così posso influenzare positivamente la società», diceva Corrado Passera, poco più di un anno fa, al Financial Times.

Quel Mercoledì pomeriggio, invece, giurava nelle mani di Napolitano come ministro del Governo tecnico di Mario Monti, che lo ha voluto a capo di un super-ministero che, da solo, riunisce le deleghe allo sviluppo economico, alle infrastrutture e ai trasporti.

La sua nomina ha sollevato subito polemiche per via della carica di amministratore delegato del gruppo Intesa-Sanpaolo che Passera ha ricoperto fino alla scorsa settimana. Il conflitto d’interessi infatti è plurimo: Intesa-Sanpaolo è azionista di Rcs Mediagroup, l’editore del Corriere della Sera (Passera è stato nel cda di Rcs fino al 2009), e detiene quasi il nove per cento della cordata, messa in piedi dallo stesso Passera, che ha rilevato Alitalia nel 2008, il 12 per cento della holding che controlla Telecom, e, tramite una società del gruppo, il 20 per cento della Ntv, la società ferroviaria di Montezemolo e Della Valle che dovrà competere con Trenitalia e che già oggi è in lotta con l’ad delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, per le tariffe dei pedaggi ferroviari.

Meno recenti gli incarichi del ministro Passera nei Cda di altre grandi aziende italiane, dalle Poste alla Cir, passando per Finmeccanica, la Banca di Trento e Bolzano, Olivetti e diverse società editoriali, tra cui La Repubblica S.p.A. e il Gruppo Editoriale L’Espresso.

«La cosa che mi è pesata di più, lasciare la banca non è facile dopo dieci anni», ha detto mercoledì, dopo essersi dimesso dal Cda di Intesa. Nessuna notizia invece sulla cessione delle sue quote azionarie: oltre otto milioni e mezzo di azioni di Intesa-Sanpaolo per un valore complessivo di 10,5 milioni di euro, e svariate altre partecipazioni in cui si celano altri conflitti d’interessi, finora passati inosservati.

Passera, infatti, oltre a essere socio di un albergo e di diverse società immobiliari ed editoriali, possiede anche azioni per oltre 56mila euro di Campus Bio-Medico S.p.A., una società per azioni con sede a Milano che controlla l’omonima università privata di Roma, con annesso policlinico, nata nel 1993 per volontà dell’Opus Dei. Per anni il Campus ha svolto le sue attività in strutture prese in affitto dall’American Hospital di Roma.

La sede definitiva, «75 ettari di terreno, immersa nel verde» a Trigoria, appena fuori città, è stata inaugurata il 14 marzo 2008 alla presenza del Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, dell’allora Presidente della Regione Piero Marrazzo, Gianni Letta, l’ex direttore della sala stampa del Vaticano Navarro-Valls e Javier Echevarría, il vescovo spagnolo a capo dell’Opus Dei.

Tre mesi e mezzo dopo, il primo luglio, la Regione Lazio accordava alla struttura finanziamenti pubblici per 71 milioni di euro: 61 per l’attività del policlinico, 10 per la didattica e la ricerca. Anche il ministero dell’Istruzione, nel 2009, ha finanziato il Campus con quasi 470mila euro.

E i risultati si vedono: nella relazione che il Policlinico ha presentato agli azionisti di Campus Bio-Medico S.p.A. si legge che nel primo trimestre del 2010 il margine operativo netto del Università Campus Bio-Medico di Roma aveva superato i sette miliardi e mezzo di euro.

Il Campus, inoltre, riceve i finanziamenti del 5 per mille dei contribuenti che decidono di destinarglielo perché rimane un istituto di ricerca senza scopo di lucro. Anche se è controllato da una società per azioni che per statuto nomina da quattro a sei consiglieri nel cda dell’Univeristà.

Nel sito dell’Opus Dei si legge che il Campus è una «opera apostolica della Prelatura dell’Opus Dei» che «ha l’ambizione di finalizzare il sapere scientifico alla promozione della dignità della persona in un ambiente in cui i rapporti interpersonali sono ispirati dal criterio della carità e del servizio».

Per compiere la sua opera apostolica, il Campus ha partecipato a un bando della Regione Lazio per finanziare «l’innovazione e il trasferimento tecnologico alle PMI laziali». La Regione ha ritenuto ammissibile la domanda, e ha finanziato il Campus con altri 610mila euro, di cui 95.185 euro per «organizzazione di eventi promozionali», 47mila euro per «missioni e viaggi», 91.906 euro per «effettuare analisi di mercato».

Affinché la Regione potesse emanare il bando che ha permesso al Campus di ottenere questi finanziamenti è stata indispensabile la determina del ministero dello Sviluppo Economico, lo stesso che ora dirige Corrado Passera e che è responsabile di tutti gli adempimenti per la gestione del “Fondo per lo sviluppo economico, la ricerca e l’innovazione” finalizzato a erogare quegli stanziamenti.

Tra i possedimenti finanziari di Passera c’è anche una quota di oltre il dieci per cento della Day Hospital International S.p.A., una società che controlla l’omonima clinica privata di Aosta: una struttura sanitaria privata convenzionata con la sanità regionale che ha beneficiato di rimborsi pubblici per 700mila euro l’anno.

L’anno scorso la clinica è stata oggetto di un’indagine della Digos di Aosta, la cosiddetta inchiesta Bisturi, per truffa, evasione fiscale, smaltimento illecito di rifiuti speciali (sangue, ernie e appendici), assenteismo e peculato: secondo l’accusa la clinica avrebbe utilizzato, per gli interventi privatistici, strumenti, protesi, camici e medicinali di proprietà pubblica, pagati dal sistema sanitario e utilizzati a fini privati.

Il 28 settembre scorso Alberto Morelli, ex amministratore della clinica (il suo mandato è scaduto a giugno del 2010), ha scelto di patteggiare la pena per lo smaltimento illecito di rifiuti, mentre per l’accusa di peculato è andato a processo con rito abbreviato. La Usl si è costituita parte civile, ma la Digos ha mosso accuse anche all’azienda sanitaria, contestandole di non aver vigilato abbastanza.

Secondo il consulente inviato dal ministero della Salute, la convenzione con la clinica di cui Passera è socio avrebbe dovuto seguire a una gara di appalto europea, che però non c’è stata.

La storia del neo-ministro dello Sviluppo Economico, che è anche responsabile dell’amministrazione del settore delle telecomunicazioni, si è incrociata più volte con quella di Silvio Berlusconi. I due sono “nemici” di vecchia data. Passera fu uno dei manager di De Benedetti che sostituì in Mondadori quelli di Berlusconi quando, nel 1990, il Cavaliere perse il lodo arbitrale con la Cir per l’acquisto della casa editrice.

Due anni dopo, nell’occasione di un convegno, Passera denunciò con durezza «l’esistenza di una concorrenzialità gravemente minacciata dalla posizione dominante della Fininvest» che «controlla quasi il 40 per cento del fatturato pubblicitario complessivo nazionale». Risposta di Berlusconi: «Passera legge troppi fumetti».

Negli ultimi anni, però, a parte qualche sfogo polemico contro Tremonti per via dell’aumento del carico fiscale sulle banche, ha avuto occasione di farsi perdonare: Intesa-Sanpaolo ha concesso a beneficio di Fininvest un plafond di credito che negli anni è arrivato a due miliardi e trecento milioni di euro, allargato di altri 400 milioni dopo la condanna di Fininvest a risarcire 564 milioni di euro a De Benedetti per il danno conseguente alla corruzione giudiziaria che riportò Mondadori nelle mani di Berlusconi.

Tra i pochi nemici che sembra essersi fatto Corrado Passera c’è Giovanni Consorte, al quale si mise di traverso nella scalata alla Bnl. «Il dottor Passera me l’ha cacciato nel culo», ricorda Consorte al telefono con toni poco teneri al senatore del Pd Nicola Latorre.

Il nuovo ministro dello Sviluppo Economico non è immune neanche alle indagini giudiziarie: è stato indagato per due crack finanziari, Fiornini e Cirio, e per false comunicazioni sociali nell’indagine su Olivetti della Procura di Ivrea, e ne è sempre uscito indenne.

Hanno collaborato Laura Murino e Antonio Mazzeo