“Non siamo né a favore di Haftar né a favore di Serraj, ma a favore del popolo libico”. E’ quanto ha detto il premier Conte in merito alla posizione dell’Italia sulla Libia. “Riteniamo che il popolo libico stia aspettando da troppo tempo, che abbia il diritto di vivere in pace” sottolinea.
Il premier ha parlato da Pechino, dove si trova da stamattina per partecipare al secondo Forum sulla via della Seta, in cui sono presenti 37 tra capi di Stato e di governo, oltre a funzionari di un centinaio di Paesi. “Riteniamo che il popolo libico stia aspettando da troppo tempo, che abbia il diritto di vivere in pace” sottolinea. “La nostra posizione si sta rivelando la più lungimirante alla luce della concreta evoluzione dello scenario libico: non è con l’opzione militare che si può stabilizzare la Libia”.
In realtà, ha tenuto a precisare il premier, riferendo della telefonata, avuta oggi con il capo del governo di accordo nazionale Fayez Serraj, “non sostengo un singolo attore sullo scenario libico: l’Italia, il governo, mira a ottenere la stabilizzazione del Paese e riteniamo che per raggiungere questo risultato l’opzione militare non è assolutamente affidabile”.
Secondo Conte, “l’intenzione di Haftar, appoggiata da alcuni Paesi, di unificare il territorio libico, di unificare l’esercito, le forze di sicurezza, può anche avere una logica ispiratrice, una sua plausibilità, ma di fatto la nostra posizione si sta rivelando lungimirante alla luce della concreta evoluzione dello scenario libico: non è con l’opzione militare che si può stabilizzare la Libia”.
Per questo, è l’appello del premier, “invito tutti i leader europei, mediorientali e gli Stati Uniti a considerare che dobbiamo lavorare a una soluzione politica che non può che passare da un cessate il fuoco, che deve essere immediato, auspichiamo che avvenga subito, perché se si dovesse protrarre questo scenario di conflitto armato la soluzione politica rischia di allontanarsi, perché la violenza genera violenza, rancore risentimento e più si protrae e più si allontana e diventa difficile recuperare la soluzione politica”. (Adnkronos)
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