La TAV non s’ha da fare di Nicoletta Forcheri
Scrivo questo breve articolo per supplicare il governo di rifiutare la
TAV. In tutti questi anni non me ne sono interessata veramente, ma ho
sempre sentito che non ce la raccontavano mai né tutta né giusta.
Anche in queste ore concitate che è sul tavolo dei ministri, e che
tutti ne parlano, non si capiscono bene i termini del problema,
semplicemente perché ce li nascondono, eppure questa sera Travaglio a
Otto e Mezzo ha detto due dati finanziari che mi hanno lasciata
perplessa e cioè, la quota spettante all’Italia per costruire il
“buco” è già stata messa a disposizione, la quota francese no, la
quota dell’UE ancora di meno perché è prevista a fine opera.
Allora sono andata a vedere la TELT, la società di gestione dei
lavori: e già qua la prima brutta sorpresa. Ditemi voi il senso di
costituire una società 50/50 naturalmente con SEDE LEGALE a PARIGI,
composta dallo STATO FRANCESE per parte francese e da una società per
azioni partecipata dal ministero delle Finanze, capoholding di una
galassia di partecipate anche miste pubblico privato, Ferrovie dello
Stato italiano SpA, per parte italiana? Cioè con una società
“privatizzanda”?
Ma è possibile che gli italiani siano sempre così supini? Così
distratti? Così ingenui? Questo significa semplicemente che è in atto
un piano per far fallire FS e farla prendere la Francia, perché se lo
Stato francese non può mai fallire, almeno al momento, FS invece
essendo una SpA può fallire, soprattutto se si espone a opere e
acquisti folli e in particolare se nella sua galassia ci sono soggetti
privati che dal di dentro creano flussi finanziari distrattivi tali da
prosciugarla, come è sempre successo per indebolire una chicca di
stato e prendercela.
C’è una differenza ONTOLOGICA ESSENZIALE tra uno Stato, soprattutto
come la Francia, e una società per azioni sia pur partecipata da uno
Stato ! Non capirlo o continuare a non averlo capito è da criminali
stolti, ed è la stessa differenza che corre tra una banca centrale di
diritto pubblico e una banca centrale direttamente controllata dal
governo e dal ministero delle Finanze il cui capitale, per statuto,
appartenga allo Stato, come è il caso della Banque de France. Nel
primo caso abbiamo una banca centrale che pur dovendo fare i nostri
interessi fa quelli dei suoi azionisti, come abbiamo visto
continuamente in Italia, nel secondo caso invece abbiamo una banca
centrale che deve fare gli interessi che le dettano i governanti
controllati dal parlamento rappresentanti il popolo, se la democrazia
funzionasse come dovrebbe. E sappiamo che nell’eurozona non funziona,
ma almeno uno ci prova.
Quindi costituire una società “paritetica” di diritto FRANCESE con
sede legale in FRANCIA con lo Stato francese non è, a propriamente
parlare, un affare equilibrato e simmetrico. Anzi, significa
semplicemente mettersi nella bocca del lupo. Soprattutto sapendo come
ci trattano gli ambienti di affari e di Stato francesi che hanno
deferito alla Commissione europea il caso dell’accordo di acquisto di
Cantieri Navali da parte di Fincantieri allorquando la Commissione
stessa ha comunicato che le dimensioni della transazione non sarebbero
tali da giustificare l’esame del caso, che ciononostante sta
effettuando. Stracciare un accordo già preso, e la Francia non solo
non subisce alcuna penale ma quasi quasi la Commissione le da ragione
pur essendo in plateale violazione delle sue regole di concorrenza!!
Quanto sopra dovrebbe essere sufficiente per lo Stato italiano, o la
sua partecipata, di NON entrare in affari con uno Stato che sappiamo
essere ancora sfacciatamente colonialista, in modo così asimmetrico,
in una cosa così delicata come un “buco” sotto le montagne di confine.
E in caso di minaccia di “sanzioni” da parte dell’UE, dobbiamo
semplicemente ribellarci. Perché alla Francia nessuna penale e noi
sempre pagare ??? Ma non lo sentite l’odor di bruciato? Quand’è che
decidete di dire di NO e basta?
Poi vado a vedere FS: è una società florida il cui risultato netto è
un po’ frenato nel 2017 ma che continua a fare acquisti di società,
una galassia (cfr.
https://www.fsitaliane.it/content/fsitaliane/it/investor-relations/nuove-acquisizioni.html), che ha un rating BBB di due agenzie di rating e con OUTLOOK
NEGATIVO. Una ragione ulteriore per non entrare in questa impresa!
La società FS SpA, che ora è la capoholding – nasce nell’ambito delle
privatizzazioni delle aziende pubbliche volute dalle famigerate leggi
sulle privatizzazioni degli anni 92 e 93. Pochi lo sanno ma la
concessione per l’esercizio del servizio ferroviario di trasporto
pubblico ha una durata di 60 anni (era di 70 anni ma è stata ridotta
successivamente) dal novembre 1993 (quindi fino al 2053!!). Prodi e
D’Alema hanno completato la divisione tra Trenitalia e la gestione
dell’infrastruttura RFI spa, che ha appena svenduto tutto il commercio
in franchising di Grandi Stazioni spa a una società francoitaliana con
sede in Lussemburgo. FS, che dovrebbe essere di Stato, continua a fare
acquisti di società all’estero svendendo gioielli di famiglia e invece
di permettere ai normali cittadini italiani di aprire bar e ristoranti
nelle stazioni, offrendo loro opportunità di lavoro dignitoso, cede
tutto d’un pezzo il “retail” a una società, offrendo quindi lavori da
schiavi in una catena: in barba alle norme sulla concorrenza UE!
Tra le società partecipate in misto pubblico privato ci sono ad
esempio grandi patrimoni dello Stato che dovrebbero essere
inalienabili come Grandi Stazioni SpA che comprende le maggiori
stazioni monumentali del paese, già controllate da FS ed Eurostazioni
SPA quest’ultima controllata dalle società di Caltagirone, Benetton,
Pirelli e dalla Società nazionale delle Ferrovie FRANCESE ! Cioè
abbiamo le nostre Stazioni patrimonio immobiliare controllate dai
soliti prestanome scorrirotelle e dall’azienda delle ferrovie pubblica
FRANCESE!! Anche il retail di Centostazioni spa è appena stato ceduto
ad una società privata, giusto per peggiorare la situazione dei
piccoli imprenditori italiani della ristorazione. Ma quand’è che
direte NO a tutto questo scempio?
La chicca è che vige per tale gruppo, esattamente come per la Banca
d’Italia, il principio di indipendenza patrimoniale, gestionale e
contabile dallo Stato. Quindi una società indipendente dallo Stato
entra in affari con il grande Stato francese il quale ha persino dei
ministeri che agiscono direttamente da banca, come il Tesoro che funge
da Banca centrale dei dom tom e della Françafrique, o l’Agence
française de développement, un ente pubblico detto EPIC (entreprise
publique de l’industrie et du commerce) che non può mai fallire perchè
ha la garanzia dello Stato francese che è nel contempo una banca!!
Ferrovie dello Stato SpA è una società sulla quale pende sempre come
una spada di Damocle la privatizzazione visto che nel 2015 il governo
aveva anche “scelto” come “consigliori” per privatizzare FS società
come McKinsey & Company, con Ernst & Young Financial Business Advisors
Spa e che le letterine ossessive di Bruxelles ce lo ricordano
costantemente: quand’è che privatizzate il resto? ci scrivono, “le
privatizzazioni non sono state sufficienti” e così via dicendo (cfr.
https://scenarieconomici.it/il-paradosso-del-doppio-legame-ue/)
Insomma quanto sopra dovrebbe bastare e avanzare per stracciare gli
accordi e non procedere se ci vogliamo tenere le nostre stazioni e la
nostra ferrovia, visto che ha tutta l’aria di essere una mossa per
indebitare FS e poi privatizzarla. Ai soliti francesi. E vale la pena
di sfidare apertamente le istituzioni europee per le eventuali
sanzioni che ostenteranno per ricattarci e farci fare il “buco”, e
aprirci da nord a sud (ONG e TAP) come “scatolette di tonno”.
Non solo, ma consiglierei ai vertici di FS di dismettere le società
all’estero e di concentrarsi su tutte le carenze, che sono tante, in
Italia: binari chiusi, o binari unici, treni fatiscenti e sporchi,
riduzione delle frequenze e così via dicendo.
Meno internazionalizzazione e più servizio pubblico locale!
Nicoletta Forcheri 6/3/2019