In dieci anni, tra il 2008 e il 2018 (gli ultimi 6 anni, governo Pd), sono spariti circa 64mila negozi in sede fissa, con una riduzione dell’11,1%. Nello stesso periodo è aumentato del 15% il numero di attività di alloggio e ristorazione. E’ quanto emerge dall’Osservatorio “Demografia d’impresa nelle città italiane” a cura dell’Ufficio Studi di Confcommercio.
I centri storici perdono il 13% dei negozi in sede fissa, -14% al sud con divario di 4 punti percentuali rispetto al centro-nord. Rispetto alle periferie il divario è di circa il 3%.Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, la riduzione dell’offerta commerciale e una disordinata evoluzione delle strutture di ristorazione e alloggio “stanno impoverendo le nostre città che, ora più che mai, devono essere rilanciate.
C’è, dunque bisogno di un piano nazionale per la rigenerazione urbana, fondato sul riconoscimento del rapporto strettissimo tra commercio e vivibilità delle nostre città, e di misure dedicate all’innovazione delle piccole superfici di vendita”.Per il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “c’è un evidente effetto composizione dei consumi. Crescono negozi di tecnologia e farmacie, cade il numero di negozi tradizionali, che escono dai centri storici. Il calo dei consumi reali pro capite ha comportato una perdita di negozi in sede fissa. Quando salgono i consumi il numero di negozi resta stabile”. (askanews)