Altro che difesa comune. In Germania la priorità sembra essere la difesa nazionale. Aerei che non volano, sottomarini che non possono essere usati, navi che non possono salpare. Per non palmare delle munizioni, poche e difettose, incapaci di centrare l’obiettivo in ambienti troppo caldi. Lo stato dell’esercito tedesco oggi lascia a desiderare. Persino le divise scarseggiano. Un segno dei tempi.
Soldati demoralizzati – – La grande potenza militarista che fu, ha investito sempre meno nel settore. Il risultato è quello riassunto da Hans-Peter Bartels, deputato socialdemocratico. “Non c’è né abbastanza personale né materiale, e spesso si incontrano carenze su carenze”. L’esponente dell’Spd parla con cognizione di causa: è incaricato di monitorare il Bundeswehr (l’esercito tedesco) per conto del Bundestag (il Parlamento federale). L’ultima relazione pubblicata, a fine gennaio, stabilisce “le truppe sono lungi dall’essere completamente equipaggiate”.
E c’è di più. Lo stesso documento rivela che a fine dello scorso anno risulta che meno del 20% degli elicotteri da combattimento e meno del 30% dei suoi 136 jet Eurofighter era in grado di volare. Una situazione che demotiva e demoralizza sempre più i piloti, che continuano a lasciare i reparti dell’esercito.
Lo stato di abbandono delle forze armate tedesche è evidente. La pressione degli Stati Uniti su tutti i membri della Nato a investire di più nella difesa è dunque uno stimolo in più per Berlino. Già l’amministrazione Obama aveva esortato gli alleati europei a spendere di più, e l’amministrazione Trump ha rilanciato con maggior vigore la linea della Casa Bianca.
Resta da vedere se le pressione sortiranno effetti. “Tutto richiede troppo tempo e costa troppo”, sintetizza Bartels. “È come se tempo e denaro fossero risorse infinite e alla fine nessuno si assume la responsabilità” di investire nell’uno e gli altri.