Gli muore il padre e nessuno lo avverte

RAVENNA, 7 Aprile – La denuncia del figlio di un paziente ricoverato in Medicina: «Una persona mi ha fatto le condoglianze e così sono corso in ospedale». L’Ausl: «Chiediamo scusa, è stato un errore umano, prenderemo provvedimenti»

di Carmelo Domini da. Corriere Romagna.it
Suo padre Giovanni è morto alle 8 di ieri mattina nel reparto di Medicina Seconda dell’ospedale di Ravenna, ma lui lo ha saputo solo alle 12,45. E non da personale ospedaliero, ma da una conoscente che lo ha chiamato per fargli le condoglianze.
Una storia di malasanità a tutti gli effetti anche se, questa volta, a essere colpita non è la salute dei pazienti ma “solamente” i sentimenti dei loro familiari. In questo caso quelli di Sergio Dondi, figlio del signor Giovanni, morto di venerdì santo dopo una vita lunga 86 anni, gli ultimi 3 dei quali alle prese con una grave malattia. A raccontare al Corriere Romagna la vicenda nei dettagli è proprio Sergio, sessantenne lavoratore del polo chimico che, come tutte le mattine, ieri si era alzato alle cinque e mezza per poter fare un salto in ospedale e salutare il padre prima di andare a lavorare. «Mio padre stava malissimo da ormai tre giorni, non mi riconosceva quasi più, sapevo che la situazione era irreversibile e non mi facevo certo illusioni – spiega Dondi -. Dopo essere stato in una casa di cura di via Punta Stilo era stato trasferito in ospedale, in Medicina Seconda. Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono andato a trovarlo come sempre e poi sono andato a lavoro. Ma avevo anche uno strano presentimento e avevo già detto a mia moglie che in serata sarei tornato a rivederlo». Una visita che non ha mai più fatto, perché alle 12,45 Sergio Dondi riceve una chiamata. «Stavo parcheggiando sotto casa e sento il cellulare suonare. Era una donna che lavorava nella casa di riposo:  “Mi dispiace molto per tuo padre” mi dice, poi mi fa le condoglianze, ma io non capisco perché nessuno mi aveva detto nulla. Allora corro in ospedale, vado in reparto, e vedo che il letto di mio padre effettivamente è vuoto, anche le lenzuola sono già state cambiate. Sul comodino ci sono solo le sue posate. Chiedo spiegazioni e mi dicono che è morto alle 8 del mattino, ma era ormai l’una passata, allora vado in camera mortuaria e mi dicono che mio padre è già lì».Oltre al dolore di quel momento Dondi si trova così a gestire anche l’indignazione e la rabbia per un trattamento del genere. «Sono tornato in reparto e ho chiesto spiegazioni – racconta l’uomo – c’era un medico, una persona per bene, mi hanno chiesto scusa dicendomi che era stato un errore. Ma io mi chiedo come è possibile che una persona muoia e non si avvertano i parenti? E’ una questione di umanità, non solo di protocollo. E se non mi avesse chiamato quella persona? Quando lo avrei saputo? E da chi? Io – continua – da quando mio padre è malato ho il cellulare acceso anche di notte, anzi, ne ho due, e i miei numeri non solo erano su un foglio plastificato lasciato accanto al letto, ma anche nella cartella clinica». Poco dopo quello sfogo in corsia, Dondi ha anche cercato di raccontare di persona quello che era successo in direzione sanitaria. «Sono andato lì – racconta -. Ma mi è stato detto che i responsabili erano fuori in quel momento. Lo sa cosa mi hanno detto? Che se devo denunciare un disservizio mi lasciavano un modulo da riempire. Proprio così: un modulo. E io cosa ci dovevo scrivere in quel modulo? “Vorrei segnalare che è morto mio padre e nessuno mi ha telefonato!”». Uno sfogo legittimo che il Corriere ha girato direttamente al direttore dell’ospedale di Ravenna, Andrea Neri, il quale non solo non nega l’accaduto ma ne approfitta per potersi scusare pubblicamente con il signor Dondi dopo averlo già fatto di persona: «E’ un episodio che non ha giustificazioni, siamo davvero dispiaciuti, sia sotto il profilo umano che professionale, anche perché sia le prassi che i protocolli interni prevedono che i familiari vengano chiamati anche solo in caso di aggravamento». Ma come è stato possibile allora arrivare a una situazione del genere? «Purtroppo – spiega Neri – si è trattato di un errore umano: c’erano due infermieri in servizio e l’uno era convinto che l’altro avesse già chiamato. Ma purtroppo nessuno lo aveva fatto e intanto il tempo è passato. Abbiamo già convocato i responsabili in direzione ed è stato fatto un richiamo, nei prossimi giorni procederemo ulteriormente. Non solo – conclude Neri – visto che è dagli errori che si deve imparare la prossima settimana richiariremo tutte le procedure a tutti gli operatori. Non era mai successo prima e vogliamo davvero che non accada mai più».