Fornivano tutto: istruzioni in arabo, accendini e fiammiferi. Uno scenario inquietnate quello scoperto dalla Procura di Torino dopo l’arresto di sei anarchici. Il gruppo finito in manette avrebbe guidato i migranti dei centri d’accoglienza nei loro piani di rivolta con fuoco e fiamme all’interno delle strutture. Tutto nasce, come riporta il Corriere, da quei sit in davanti ai Cie per mostrare solidarità ai migranti. E proprio lì avveniva lo scambio di dritte e di informazioni per dare il via ai roghi nei Cie. Le istruzioni venivano date anche con palline di carta che contenevano messaggi e contatti utili per mettere in atto il piano di rivolta. E da qui scatta l’accusa chiara dopo le indagini della Digos: associazione sovversiva “idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione” con attenati diversi portati avanti con plichi esplosivi e con sei ordigni. Inoltre i sei arrestati sono accusato di avre organizzato e pianificato episodi di danneggiamento.
Le indagini della Digos hanno poi messo in evidenza che almeno tre rivolte all’interno dei Cie sarebbero state “istigate e alimentate” dagli anarchici che avevano il loro “quartier generale” in Corso Giulio Cesare a Torino. In questo quadro emergono anche le parole di alcuni indagati che agli immigrati avrebbero detto: “In Italia prima c’erano dodici Cie e adesso ce ne sono solo quattro aperti, perché tutti gli altri li hanno distrutti da dentro”.
E ancora: “Grazie alle persone che hanno dato fuoco, che si sono ribellati, dentro le stanze sono poche e quindi c’è poco posto, e quindi non fanno entrare tante persone, questa è la cosa importante”. Poi alcuni indagati rassicuravano i migranti che avevano paura di apiccare il fuoco: “Avete paura, non ho capito di cosa… Tanto siete reclusi, non ti può peggiorare la situazione, peggio di così non c’è niente”. Infine i “complimenti” dopo il rogo: “Bravi, avete fatto bene”. Insomma da Torino emerge un quadro inquietante: è nato l’asse anarchici-immigrati.