L’ammissione della Repubblica federale di Germania come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite è una priorità della diplomazia franco-tedesca». Così recitano le righe finali dell’articolo 8 del nuovo trattato franco-tedesco che martedì 22 gennaio sarà firmato ad Aquisgrana da Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Inutile dire che si tratta di una bomba diplomatica di risonanza mondiale: un paese vincitore della seconda guerra mondiale, la Francia, si impegna ad assegnare (in condominio) un seggio nel Consiglio di sicurezza al maggiore paese sconfitto, la Germania, in aperta sfida agli Stati Uniti, che di tale ammissione non hanno mai voluto saperne.
Come riportato dettagliamente da ItaliaOggi.it, nelle intenzioni di Merkel e Macron, si tratta di un trattato di portata storica, e in effetti lo è, in quanto ridisegna la geografia del potere in Europa in modo solenne, ufficiale, nero su bianco, senza neppure avvisare gli altri paesi partner dell’Unione europea. Il testo di questo trattato è stato pubblicato per esteso dal quotidiano La Tribune mercoledì 16 gennaio: sono sette capitoli e 28 articoli, in cui si definiscono le regole per «la cooperazione e l’integrazione franco-tedesca», regole che si richiamano al Trattato dell’Eliseo del 1963, «che ha largamente contribuito alla riconciliazione storica tra Francia e Germania».
Ci sarà tempo e modo di analizzare più a fondo le clausole e, soprattutto, le conseguenze politiche di questo trattato. Ma già una prima lettura consente di capire che, da martedì 22 gennaio, l’Unione europea non sarà più la stessa. Se finora l’asse franco-tedesco era una prassi politica di due capi di governo, d’ora in poi questo asse viene elevato al rango istituzionale di nuova potenza mondiale, in quanto il trattato prefigura la fusione in un blocco unico dei due paesi, in quanto sancisce apertis verbis la convergenza tra Francia e Germania in «politica estera, difesa, sicurezza interna ed esterna, diplomazia, giustizia, politica energetica, ricerca, esportazione di armamenti».
Gli strumenti politici per attuare questa convergenza, di un’ampiezza senza precedenti, sono indicati con teutonica precisione: creazione di «Consiglio dei ministri franco-tedeschi», di un «consiglio franco-tedesco di difesa e sicurezza», così come di un «consiglio franco-tedesco di esperti economici», che concordano «una unità comune in vista di operazioni in paesi terzi». Non solo: «un membro del governo di uno dei due Stati prende parte, almeno una volta a trimestre e in alternanza, ai consigli dei ministri dell’altro Stato».
Tutto questo avviene alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, che, di fatto, viene declassato a ente inutile. L’Europa che abbiamo conosciuto finora, quella a guida franco-tedesca, dove però era la Germania della signora Merkel a dettare legge, d’ora in poi avrà nel nuovo blocco politico-diplomatico di Francia e Germania un centro ferreo di comando unitario, che punta a fare tutto il proprio comodo mediante un concerto a due, senza neppure consultare o invitare gli altri paesi europei, in testa l’Italia, paese fondatore, al pari di Spagna, Portogallo, Polonia, Danimarca e Olanda, di solito molto attivi sulla scena europea.
Ed è incredibile che tutto questo avvenga nel più completo silenzio della Farnesina e del Quirinale, sempre pronti a intonare la retorica dell’europeismo, mai vilipeso fino a questo punto. No, non è questa l’Europa più forte, equa e solidale, immaginata dai padri fondatori e perseguita oggi da una minoranza sempre più esigua di leader politici e di intellettuali, ancora illusi sulla possibilità di un federalismo europeo. Va a finire che a Londra, appena avranno letto il testo del trattato, ci saranno scene di giubilo per la Brexit, quale che sia e comunque avvenga.
In Francia, di fronte all’articolo 8 che assegna alla Germania un seggio nel consiglio di sicurezza all’Onu in condominio con la Francia, Marine Le Pen ha accusato Macron di alto tradimento e di vendere la Francia alla Germania. Verrebbe da dire, fatti loro. È però un fatto che, grazie al trattato che firmerà insieme alla Merkel, Macron può tornare sulla scena politica europea non più da presidente bastonato e sconfitto dai gilet gialli, quale è stato negli ultimi mesi, bensì da protagonista di una mossa di potere dal valore strategico, con cui l’intera Europa dovrà fare i conti nei prossimi anni. E in ogni caso resta da vedere quali saranno le conseguenze per l’Europa, soprattutto sull’Unione europea, della nascita di questo blocco unitario di Francia e Germania, che si basa su nuove istituzioni politiche congiunte e va dall’economia alla politica estera, dalla sicurezza fino alla difesa e alla vendita delle armi: più che un rafforzamento dell’Ue, sembra profilarsi la sua fine.