La mafia nigeriana ha preso piede nel sud dell’Italia a fianco della mafia siciliana, con la quale ha collaborato in posizione di subordinazione. Sapevamo che i clan nigeriani gestivano autonomamente la prostituzione e il cd. caporalato delle donne albanesi e rumene che lavorano nei campi di pomodori per un euro il giorno. Non conoscevamo approfonditamente come dal mercato della prostituzione si sono spostati a quello della droga e del traffico di esseri umani, sotto il controllo di Cosa Nostra e della Camorra.
Pur collaborando con le mafie italiane, essi hanno anche la propria mafia, “Black Axe”, un clan nato in Nigeria ed esportato poi in Italia. Si tratta di un’organizzazione ben strutturata, con legami internazionali in Europa e negli Stati Uniti. Secondo le statistiche del Ministero degli interni, “Black Axe” rappresenta, di fatto, la prima comunità nigeriana in Italia con circa centomila persone. Gli stretti contatti tra la mafia nigeriana, Cosa Nostra e la Camorra devono far preoccupare – e non poco – la magistratura e le forze di polizia.
Come quasi tutte le organizzazioni mafiose, la mafia nigeriana è organizzata in una struttura piramidale che utilizza ancora metodi primordiali quali la violenza e l’intimidazione per dettare legge nei territori di appartenenza del clan. La prova di quanto appena scritto è nell’operazione condotta dalla DIA di Palermo che ha permesso di arrestare nel novembre del 2016 oltre venti affiliati alla mafia nigeriana, sospettati di aver illegalmente costretto giovani africane a prostituirsi con metodi di una violenza fisica e psicologica inaudita. L’organizzazione piramidale è dimostrata dal fatto che tra loro vi era il boss Kenneth Osahon Aghaku che era il responsabile del gruppo organizzato composto di almeno cento elementi.
Sia in Sicilia, sia in Campania i nigeriani sono il braccio operativo di Cosa Nostra e Camorra per il mercato della droga e della prostituzione. La mafia nigeriana addirittura produce autonomamente la droga sintetica e la vende con il consenso delle mafie italiane. L’omertà assoluta è un’altra caratteristica dominante della mafia nigeriana. Tra i membri del clan vige la legge del silenzio quando sono arrestati. Fino a poco tempo fa la prostituzione era la principale attività illegale dei nigeriani. Le ragazze erano acquistate da famiglie povere e una volta sul suolo italiano, erano rapite e brutalizzate ricorrendo anche a riti tribali tra cui il cannibalismo.
Oggi il mercato della droga e del traffico di esseri umani rappresenta il nuovo orizzonte su cui affacciarsi per diventare più potenti e non essere più soggiogate dalle mafie italiane. Ormai i clan non usano più machete e asce come avrebbero voluto le mafie italiane, ma possiedono armi di ultima generazione. Mentre prima erano assoggettati oggi, i nigeriani sono tollerati, poiché sono utili agli scopi della Camorra e di Cosa Nostra. Questo rapporto, tuttavia, può cambiare da un momento all’altro poiché ormai da qualche tempo la mafia nigeriana chiede di essere alla pari con le mafie italiane forte del fatto che cresce sia come forza militare sia economica.
Questa nuova mafia sta diventando sempre più pericolosa ma giacché è quasi invisibile agli occhi dei più ed è poco conosciuta dall’opinione pubblica e dall’associazionismo antimafia, se ne parla poco.
Un aspetto da non sottovalutare è il forte integralismo islamico che si sta diffondendo a macchia d’olio in Nigeria e che potrebbe rappresentare un altro fattore di pericolosità di questa mafia. Tengo a precisare, a onor di verità, che il parallelo immigrazione-mafia nigeriana non si regge su dati oggettivi tenuto conto che questa nuova mafia esiste in Italia da oltre vent’anni e se si è fortificata ciò, è accaduto anche per la totale assenza della Stato nel combatterla con mezzi adeguati.
Vincenzo Musacchio, Presidente Osservatorio Antimafia del Molise