Sulla base di menzogne stiamo distruggendo l’Europa. Con le nostre stesse mani

Citando EURAFRICA di John B. Keating – – dalla pagina Fb di Silvana De Mari

No. Non mi sento responsabile della sorte che sta toccando ai 49 clandestini al largo della acque di Malta. E non mi sento neppure di gettar la croce sulle esili spalle dei maltesi. Che son quattro gatti. Far entrare – ed è successo durante le scorse settimane – 200 persone in quell’isola è come farne entrare 115.00 in Italia. In un sol giorno.
E, più in generale, non mi sento responsabile di quanto sta avvenendo per una serie di ragioni che, forse con qualche brutalità, metterò qui sotto in fila.

1) Quegli sventurati NON scappano da paesi in guerra. Non ci sono guerre – esclusa una residuale tensione nel Corno d‘Africa – ma una diffusa situazione di instabilità politica figlia non delle mene dell’Occidente – questo semmai avveniva ai tempi della Guerra Fredda, che è finita da trent’anni – ma dell’incapacità di quei popoli di autogovernarsi in pace e democrazia, superando contrapposizioni tribali e scontri tra gruppi di potere locale. Non è un’accusa. È una costatazione. Come è una costatazione il fatto che quelle aree, ricchissime dal punto di vita delle materie prime, non hanno saputo sviluppare una classe dirigente che sapesse far fruttare quelle fortune. Anche questa è solo una costatazione. Per nulla razzista. Noi europei abbiamo attraversato 3000 anni di cultura e civiltà e nel 1939 un barbaro tedesco – sostenuto da un intero popolo di volenterosi complici – rischiò di distruggere tutto. TUTTO il percorso della civiltà classica e giudeo-cristiana

2) Quegli sventurati scappando dalla miseria in cui le LORO classi dirigenti hanno mutato i cospicui aiuti occidentali, ammontanti, a partire dagli anni Ottanta, a circa 2000 miliardi di dollari. Dov’è finito questo fiume di denaro? Semplice: nelle tasche delle oligarchie post-coloniali, in grotteschi progetti di sviluppo mai compiuti e in parte sono ritornati in Occidente, in forma di interesse, nelle casse del FMI. Insomma: il denaro occidentale ha avvelenato l’Africa: ne ha corrotto le leadership e spesso è ritornato in Occidente, carico di ricchi interessi lucrati sui debitori: la povera gente che mai ne ha goduto.
«La peggior decisione della moderna politica dello sviluppo: la scelta degli aiuti come soluzione ottimale al problema della povertà in Africa»: questo è in sintesi il bilancio di Dambisa Moyo, l’economista originaria dello Zambia divenuta famosa in tutto il mondo per le sue drastiche critiche agli aiuti allo sviluppo, esposte nel libro in Italia pubblicato da Rizzoli con l’eloquente titolo “La carità che uccide”. Da leggere.
Insomma: con l’Africa sbagliamo da sessant’anni: dalla brusca decolonizzazione all’uso dell’Africa come spazio di contrapposizione tra l’Est e Ovest. Ma il peggio è stato – durante gli anni successivi alla Guerra Fredda – riempire l’Africa di denaro. Denaro perduto. Abbiamo soffocato di ricchezza le sue élites corrotte e di debiti i suoi abitanti.

3) Ancora: Vorrei che qualcuno rispondesse a questa domanda.
Bene: risalire dall’Africa sub-sahariana, trovare una collocazione – e che collocazione – in Africa del Nord e poi una nave di scafisti che ti porti in Grecia Spagna o Italia, costa circa 5000 euro a persona. Ora: un biglietto aereo da Luanda a Roma costa 300 euro al massimo. Ora. Se questi profughi son capaci di mettere da parte 20.000 euro a famiglia – faccio una media – che cosa impedisce loro di trovarne 1200 per un viaggio in aereo e di atterrare da uomini e non da bestie a Fiumicino?
Ora: una riposta la ho. Si rischia la vita e ci si svena economicamente per arrivare in Europa perché lo scopo di chi emigra non è l’integrazione nella nostra cultura – se arrivi a un aeroporto, l’autorità ti individua, ti chiede perché sei qui, quanto rimani, come ti manterrai – ma la sovrapposizione alla nostra civiltà di un’altra che, finché non sarà maggioritaria quantitativamente, vuole restare separata, nascosta. Clandestina in nome del ricatto dell’accoglienza.

4) Parlo di un’altra “cultura”. Uso il termine per pura convenzione. Non c’è nessuna cultura nell’Africa sub-sahariana. Ci sono tradizioni ancestrali che impediscono – per le loro basi claniche, per i loro tabù animisti – non di progredire MA DI PENSARE L’IDEA STESSA DI PROGRESSO. E DI DIGNITÀ UMANA. Far nascere – che so – un bambino mentre si attraversa un deserto per poi gettarlo su un gommone, per quella cultura è normale. La vita ha un valore inferiore. Per motivi che richiamare qui sarebbe porterebbe lontanissimo. In ogni modo: la cosa si spiega innanzitutto col fatto che perdere un bambino di qualche mese è, in Africa, un’esperienza normale. In Europa è una tragedia. Insomma: siamo di fronte a una diversa percezione del valore della vita e della dignità umana.

5) Ho detto più sopra che i migranti restano in enclave separate. Non si integrano. Non vogliono e non possono. Concepiscono il trasferimento in un altro territorio con questa sequenza: uso degli aiuti umanitari, occupazione di aree sempre più estese, sostituzione etnica. Cioè culturale, religiosa, sociologica. E’ l’Eurabia di cui parlava la Fallaci, riferendosi alla silenziosa invasione proveniente dai paesi musulmani. Io parlerò di Eurafrica. Fenomeno che si somma al primo. Il risultato lo vediamo già: la disgregazione della nostra civiltà, anche se son fenomeni che richiedono qualche secolo per attuarsi pienamente.
Lo strumento meglio funzionante per dar forza a questo processo, è stato finora l’inoculare un falso complesso di colpa nelle nostre coscienze: se questa povera gente arriva qui la colpa è nostra, li abbiamo affamati, son vittime delle nostre guerre.
Sono sciocche menzogne ma su questa bugie stiamo distruggendo l’Occidente. Con le nostre stesse mani.
Perché mai, nella storia, una civiltà è stata distrutta da un’altra. Si è sempre suicidata.