ROMA, 2 Aprile – La crisi è grave e prolungata, tutto congiura, o sembra congiurare, a danno dell’occupazione.
Bisognerebbe invece entrare dentro le situazioni con l’occhio dell’esperto e leggere attentamente alcuni dati.
Secondo Pietro Ichino, uno dei più qualificati studiosi in materia di lavoro, ci sarebbero almeno mezzo milione di posti che restano scoperti per mancanza di qualificazione (skill shortages).
Limitandosi alle percentuali più significative, questa è la situazione degli “shortages” italiani: 26% Industria; 16% Costruzioni; 14% Commercio; 11% Alloggio e ristorazione; 7% Sanità; 6% Trasporto e logistica.
Tutto questo, malgrado la crisi, malgrado la scarsissima presenza di investimenti esteri, per le cause arcinote, che tengono lontani dal Bel Paese anche quegli imprenditori coraggiosi disposti ad assumersi i rischi in un luogo dove lo Stato di diritto è spesso qualcosa di indecifrabile per chi non sia abituato ai bizantinismi di casa Italia.
Da noi, sembra anche funzionare male il raccordo tra posti disponibili e lavoratori disponibili.
Dice Ichino:”Per ogni disoccupato che cerca lavoro si stima che ci siano almeno ‘tre lavoratori scoraggiati’, potenzialmente interessati a
trovare un lavoro ma che non ci provano neppure, allo stesso modo ci sono gli ‘imprenditori scoraggiati’:cioè quelli che avrebbero bisogno di personale
qualificato, ma considerano talmente improbabile trovarlo che non fanno neppure l’inserzione sul giornale o la richiesta all’agenzia di collocamento”.
Le tante facce della realtà andrebbero valutate nella loro preminente consistenza, invece di abbandonarsi ai soliti luoghi comuni che oscurano qualsiasi dibattito e precludono le soluzioni più razionali ed efficaci.
guglielmo donnini