Strasburgo, e la regione circostante, si è guadagnata da tempo la fama di roccaforte degli islamisti in Francia, assieme alla regione di Lione e, in parte, quella parigina. Secondo informazioni diffuse sei mesi fa da un deputato locale, rilanciate da Le Figaro, sul territorio metropolitano di Strasburgo risiede un decimo dei Fiché S – ovvero segnalati alle forze dell’ordine e di sicurezza – registrati in Francia. L’anno scorso, le liste di “trattamento delle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione a carattere terrorista” (FSPRT) contenevano 200 nominativi di persone che vivono a Strasburgo e dintorni
.L’autore dell’ultimo attacco terroristico prima di quello di ieri – a Parigi, lo scorso maggio, nei pressi dell’opera: una donna uccisa a coltellate, altre persone ferite – arrivava da Strasburgo ed era nel faro dei servizi di intelligence per i legami con l’ambiente jihadista locale, assieme a una serie di suoi contatti, considerati anche più pericolosi. Quasi tutti sono membri della comunità cecena locale che, secondo dati non ufficiali, conterebbe 10mila persone a Strasburgo, in buona parte installate nei quartieri più difficili in termini di pericolo islamista, come Hautepierre e Elsau. Si sono impiantati in città e nella regione sulla scia delle due guerre di Cecenia combattute a cavallo degli anni Novanta e dell’inizio del primo decennio del nuovo secolo tra l’esercito russo e gli indipendentisti, conflitti sfociati in una forte radicalizzazione della ribellione locale al dominio russo nel Caucaso del Nord.
Complessivamente, nell’Est e nel Sud-est francese vivrebbero oggi circa 70mila ceceni. Anche Foued Mohamed-Aggad, uno degli aggressori del Bataclan nel 2015, era nato in Alsazia ed aveva connessioni con i circoli radicalizzati di Straburgo. Suo fratello e altri conoscenti sono stati poi condannati per avere partecipato all’invio di aspiranti foreign fighters in Siria e Iraq. (askanews)