Non è la guerra a fare una nazione. Eugenio Scalfari, nel suo editoriale su Repubblica, in occasione del 4 novembre, risponde ad Aldo Cazzullo smontando il suo articolo sul Corriere della Sera sulla Grande Guerra. Gli rimprovera intanto di aver dimenticato “la strage degli ebrei (Shoah) e le conseguenze politiche che ne derivarono. Del resto la Grande guerra produsse la Marcia su Roma del 28 ottobre del 1922 e la ventennale dittatura del Duce e del Fascismo. Bastava questo evento, che Cazzullo sottovaluta, per far sorgere qualche dubbio su quello che ha scritto”.
Ma il punto è un altro secondo Scalfari: “C’è un terzo errore in quell’articolo: la guerra del 15-18 sarebbe quella che ha finalmente formato il popolo italiano dopo secoli e secoli durante i quali il nostro Paese era diviso in cento pezzi, cento linguaggi, cento governi, cento diverse ricchezze e povertà. Tutto questo, scrive Cazzullo, ebbe termine con la Prima guerra mondiale. Sarebbe nel 1918 che l’Italia e il suo popolo si formarono ed è questo l’evento che va ricordato come grande svolta nella nostra storia”.
Ma si chiede Scalfari prima di sintetizzare la storia di un Paese che più che unito è sempre stato dominato, “una guerra può guidare un popolo e formare una Nazione? E che cosa sono una Nazione e un continente di nazioni? Può esistere un popolo e con quali caratteristiche?”. (liberoquotidiano)
Un orbo che guida i ciechi. Questo è uno degli uomini(?) che è ha formato il popolo italiano….a dire menzogne!