Povera Giuseppina Ghersi. Per questa tredicenne, stuprata ed uccisa dai partigiani savonesi nell’aprile di sangue del 1945, non c’è pace nemmeno da morta.
La sua storia è riuscita a bucare la cappa di omertà che avvolge i giorni successivi alla Liberazione. Tanto che, lo scorso anno, le è stata persino dedicata una targa. Una delle poche che ricordano i crimini dei partigiani. Il suo fu orrendo. Accusata di “collaborazionismo” e giustiziata per aver partecipato con il suo tema ad un concorso scolastico ed essersi guadagnata una lettera d’encomio dello staff di Mussolini. Chi ha visto il suo cadavere, gettato nei pressi del cimitero di Zinola come uno straccio vecchio, lo descrive così: “L’orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l’altro spalancato sull’inferno”.
Nessuno ha pagato per il suo delitto. E a distanza di più di settant’anni qualcuno è tornato ad infierire su di lei. La targa inaugurata a Noli un anno fa e dedicata alla memoria di quella “sfortunata bambina” vittima di “ignobile viltà” è stata devastata nella notte di venerdì scorso.
Alquartier generale dell’Anpi di Savona nessuno dice nulla. A stigmatizzare l’accaduto ci ha pensato il sindaco di Noli, Giuseppe Niccoli: “Sono rimasto davvero senza parole quando mi hanno riferito dell’atto vandalico. Questo sì che è un comportamento violento e da fascisti”. Adesso, spiega, si procederà alla stima del danno e si valuterà come intervenire.
Secondo il Gruppo Antipolitico savonese, invece, dietro a tutto questo c’è una chiara matrice politica: “Non ci sono parole per descrivere l’odio che queste persone stanno spargendo per Savona. Un bel biglietto da visita per chi dispensa diritti e democrazia”.
Anche il professore Roberto Nicolick parla di “una spirale di odio che non accenna a fermarsi” e condanna “questi soggetti che non hanno alcun ritegno a compiere gesti infami”.