Venezia, basta chiese di famiglia!

Aggressioni, profanazioni, mercimonio nelle chiese di S. Salvador e S. Zulian.

E’ da decenni noto l’uso sconcertante, dissacratorio e commerciale delle due chiese di San Zulian e poi San Salvador in Venezia, rette dall’ “amministratore parrocchiale” don Massimiliano D’Antiga, che usa impropriamente il titolo di parroco qual non è, e dove sono avvenute diverse aggressioni , profanazioni, violenze, e mercimonio legato alla pratica religiosa e non solo.

Due chiese che di fatto vengono amministrate da oltre 17 anni “familiarmente” dalla stessa famiglia del prete: i D’antiga sono di fatto “padroni” indiscussi delle due chiese che gestiscono a loro piacimento e a chi osa solo nominarli, scatenano,con modi tipici delle gang, vere e proprie ritorsioni arrivando a rendersi responsabili di reati gravi e già denunciati da differenti persone.

Tale è la situazione in atto da decenni:
il Padre è il sagrestano e dunque ha il controllo totale delle chiese e delle relative offerte insieme al figlio prete e sorella; la sorella Emanuela li coadiuva e comanda volontari, e “guardiani”, scelti dai D’Antiga, che operano senza contratto, e gestisce le proprietà parrocchiali; la di loro madre sovrintende e ordina il da farsi al figlio prete e alla figlia, e si rende ella stessa protagonista di vere e proprie incursioni veementi e minacciose contro chi osa solo nominare i suoi due figli.
Vedasi articolo de “ il Gazzettino” dal titolo: “Madre del prete irrompe in un bar”.

In relazione alle circostanze in corso di accertamento da parte della Procura di Venezia, don Massimiliano D’Antiga è stato denunciato, così come sua sorella Emanuela, la madre e alcuni volontari.

Dopo la gravissima profanazione della Chiesa con concerti e allegorie sataniche, ove lo stesso altare maggiore è stato rivestito di drappi neri,
cantanti seminude, personaggi mascherati, sono avvenute all’interno della chiesa, ad opera dei D’Antiga e di alcuni volontari, anche diverse gravi aggressioni.
(vedasi mia lettera di denuncia in questo stesso sito www.imolaoggi.it/2018/03/28/venezia-profanazione-chiesa-di-san-salvador/

e in altre testate giornalistiche nazionali e social network).

Per tali esecrabili e sconcertanti fatti sono pendenti altri procedimenti penali avanti il Giudice di Pace di Venezia.
Trattandosi di udienze pubbliche chiunque ha titolo di parteciparvi, pertanto notiziarle non costituisce illecito alcuno o diffamazione allorché la la stessa sorella del prete, Emanuela D’Antiga, imputata, non si è fatta scrupolo di portarsi appresso in tribunale, processionalmente e commiserevolmente, piccola schiera dei suoi seguaci settantenni come supporter, pratica certamente inusuale ed esecrabile, che palesa lo stesso comando da lei esercitato sui volontari e seguaci contro “il demone diabolico” individuato nello scrivente.

I D’Antiga infatti usano la religione come arma potente per prevaricare il prossimo, e contro coloro che ritengono “nemici” aizzano di fatto i loro seguaci.
L’ Autorità ha ammesso la visione di un video durante il processo, nel quale emergono le sconcertanti azioni, urla, isterie, grida, e il relativo uso illecito della pratica religiosa esercitate dalla Emanuela D’Antiga durante le aggressioni contro lo scrivente indicato come il diavolo:
“Satana è qui! Satana è entrato in questa chiesa! Correte, aiutateci, è un pericolo… “ e i guardiani e volontari che urlanti aggrediscono con urla:
“Vadre retro Satana”.. procedendo poi in litanie e pseudo esorcismi.
I processi sono pubblici pertanto chiunque ha titolo di parteciparvi e dunque di visionarlo.
La stessa madre del resto, come riportato dalla stampa, irrompe in un esercizio commerciale minacciando, gridando e gettando “acqua santa”.

Parrebbe inoltre in essere da diversi anni una pratica di affitti illeciti nei locali della canonica di San Salvador, che don D’Antiga non utilizza per sè ma concede ai suoi seguaci, guardiani, amici, turisti per ricavarne del denaro mediante un utilizzo di certo abusivo.

Egli infatti rifiuta di vivere in canonica come si addice ad ogni prete, ma vive ancora e sempre con la madre o in altri appartamenti, vantandosi lo stesso Don Massimiliano di possedere numerose proprietà immobiliari a Venezia e Treporti.

Fatto altrettanto sconcertante, perchè fedeli e cittadini si chiedono come possa, una famiglia di origini umili, arrivare ad avere immense proprietà immobiliari:
ancor più che la madre in un video afferma che per vivere, prima della ordinazione del figlio, praticavano il contrabbando relativo alla pesca di frodo, svolto in violazione delle normative vigenti.

E’ stato segnalato il possibile uso illecito dei locali parrocchiali al Patriarcato che ha risposto a nome del Vicario generale Angelo Pagan:

“Egregio Dottore,
con riferimento alla sua segnalazione, con email 16 marzo 2018 di possibile «uso ricettivo da parte dell’amministratore parrocchiale don Massimiliano D’Antiga e/o suoi familiari» di «locali, canonica, ed altri ambienti di proprietà della Parrocchia di San Salvador-San Zulian», si dà riscontro dell’avvio delle dovute procedure canoniche di verifica, poste in essere secondo la normativa vigente e l’ordinaria prassi di Curia.”

Si attendono dunque i riscontri, fermo restando che anche altri soggetti ed Enti si sono adoperati per richiedere le verifiche necessarie.

E’ peraltro noto che nelle due chiese non vi è alcuna attività di pastorale per bambini e giovani attivata da don Massimiliano D’Antiga e nessuna attività di assistenza ai poveri: categorie quest’ultime che notoriamente non portano contribuiti economici.

Avvengono invece iniziative sempre improntate ad incamerare somme di denaro, raccolte di offerte, basate sulla continua lamentata indisponibilità di denaro da parte di don D’Antiga, e/o di sconcertanti sue continue “invenzioni” a procacciarlo ergendosi inoltre a vittima, quest’ultima sua notissima altra attitudine.
La di lui pratica pastorale è sempre e solo rivolta a persone facoltose, interessi verso eredità, compravendite, supposte benedizioni e confessioni telefoniche, concerti e concessioni delle due chiese per mercimonio, raccolte offerte ai concerti anche se vengono già pagati da Enti ed Istituzioni.

Il Patriarca Francesco Moraglia, quale Ordinario, pur essendo informato dei gravissimi fatti, pare non esercitare l’azione di governo a lui spettante, se non con colloqui nei quali il D’Antiga gli fornisce le solite lettere dei suoi pochi “seguaci” che scrivono a suo sostegno, lettere a cui Moraglia ingenuamente forse crede.
Può un Patriarca quale Ordinario legittimare persone che scrivono:
“Venga eccellenza a liberare la nostra Chiesa di San Salvador e San Zulian pervase dalla presenza diabolica del maligno “diavolo e demone” Tamborini?”
Fa sorridere, ma c’e da piangere invece nell’accertare a che punto può arrivare il plagio e/o la dabbenaggine delle persone.

Resta un mistero, ormai non più tale, del perchè don Massimiliano D’Antiga non venga mai nominato Parroco da oltre vent’anni e da ben tre Patriarchi (Cè,Scola,Moraglia) e, contrariamente agli altri sacerdoti, mai trasferito da oltre 17 anni dalla chiesa di San Zulian e poi San Salvador.
Egli, pur facendosi chiamare impropriamente Parroco, rimane sempre e solo “Amministratore” carica molto circoscritta e regolata dal Diritto Canonico che, a differenza del Parroco, dispone che un amministratore possa essere rimosso immediatamente dal proprio incarico.
E’ per questa diffidenza verso il D’Antiga che ben tre Patriarchi non gli concedono il titolo di Parroco e il prestigio relativo?

Gravissime accuse fatte contro don Massimiliano D’Antiga, ed affisse sui muri di Venezia, paventano che procacciando lo stesso eredità queste confluiscano oltre che ai D’Antiga anche in parte al Patriarcato che ne trarrebbe vantaggio.
Il Patriarcato che dice?
Il gesto delle affissioni in tutta Venezia è stato di certo deplorevole ma qualcuno ha mai verificato chi ha affisso i manifesti e se le accuse riportate rispondessero a verità?
E il D’Antiga ha fatto denuncia?

Prassi canonica, e di buon senso, vorrebbe l’alternanza pastorale e che ad un prete venisse riconosciuto il buon operato con le nomine e i titoli di parroco.
Cosi non è. Il mistero che sussiste da oltre vent’anni, lo scopriranno forse le azioni giudiziarie in corso.

Indubbio è che ovunque don Massimiliano D’Antiga ha operato, come a Burano e Treporti, si siano verificati episodi deplorevoli, e come lo stesso prete sia ancora oggi, dopo vent’anni, ancora inviso alla popolazione: “non amato”, come scritto recentemente da una giornalista de “La Nuova di Venezia” in un articolo pubblicato dallo stesso giornale.

Il Patriarca Moraglia e il suo Vicario Angelo Pagan raccolgono anche il malcontento di quei sacerdoti diocesani che a conoscenza dei fatti da anni, provano sconcerto per l’inerzia e l’ignavia ad intervenire e porre fine a episodi che li vedono investiti quali superiori gerarchici.

Scandalose risultano le voci tra i fedeli e anche tra i presbiteri, che sia il Patriarca Moraglia sottomesso e succube di don D’Antiga Massimiliano, allorché lo stesso, sfidando le gerarchie, minacci ogni volta di lasciare l’abito talare “se toccato” dai superiori: affermazioni che testimoniano la sua
“devota religiosa vocazione” e la sua vera inclinazione, quella di lasciare la tonaca per dedicarsi ai suoi beni accumulati e relativi “affari”.

O peggio, che sia invece il Patriarcato benevolo e consenziente per gli introiti che lo stesso D’Antiga produce alla Curia con lasciti e donazioni, prassi che lo stesso D’Antiga afferma di esercitare da decenni anche in una dichiarazione da lui stesso resa in un articolo pubblicato dal giornale “La Nuova di Venezia”.

Il Santo Vangelo proclama: “La Verità vi farà liberi”.
Nel caso di San Salvador e San Zulian, quale parrocchiano, proseguirò a cercarla, fino a trovarla e a difendere i miei diritti.

Non mi spaventano certo le azioni di aggressione, violenze, diffamazioni, calunnia, false testimonianze, ingiurie, pedinamenti, già esercitate dai D’Antiga contro la mia persona e già oggetto di denunce e processi in atto.

Per dovere civico e canonico, proseguirò a difendere i miei diritti costituzionali gravemente violati e a denunciare.

Saranno le Autorità competenti a sancire il diritto e a giudicare, non certo i pochi seguaci del D’Antiga che si ergono a tutori e giudici di chi neppure conoscono e che, per le loro stesse dichiarazioni e lettere mendaci, saranno parimenti perseguiti uno ad uno, parimenti alle gerarchie ecclesiastiche che con protervia persistessero ad ignorare, omertosamente, le suppliche e le denunce dei loro fedeli:
prassi purtroppo deplorevolmente consolidata ed emersa nelle cronache mondiali, e che produce gravi scandali per la Santa Chiesa.

Alessandro prof. dott. Tamborini*
*Plenipotenziario per il patrimonio storico-artistico-demo-etno-antropologico.
Docente di Scienze Religiose, Storia e Simbolismo dell’Arte Antica e Medievale.
San Marco,Venezia.