Stagione davvero amara per chi ha in tasca la tessera professionale dei giornalisti ma non quella giusta di partito nella tasca o nella testa.
Auguri di buon lavoro a Gerardo Greco che da oggi diventa dipendente di Berlusconi come direttore del Tg4 senza porsi problemi di coerenza politica, lavorando al timone della testata che fu l’avanguardia azzurra al tempo di Emilio Fede; ma davvero non c’è più spazio nelle televisioni per chi non è di sinistra. Sì, certo, resiste il glorioso Clemente Mimun alla guida del Tg5, ma in fondo anche lui ha una bella macchia socialista sul bavero, che non guasta.
Poi ti chiedi perché Berlusconi dica di no a uno come Marcello Foa alla presidenza della Rai. Il crepuscolo della tanto strombazzata libertà. I missionari restano in trincea, sugli altari ci vanno i difensori della fede altrui. Con tanti saluti alla speranza di un’informazione davvero plurale.
Se vincono loro, comandano, se perdono comandano lo stesso. Persino in casa Berlusconi.
Il bello – per dire – è che Gerardo Greco, il campione dell’Agora’ faziosa di Raitre, viene accolto da Mediaset con squilli di tromba e tamburi che manco in curva allo stadio. “Sarà una rivoluzione”, annuncia festante Mauro Crippa, direttore generale dell’informazione della casata. Non ne abbiamo dubbi: rivoluzione. Cubana.
Un direttore plasma la testata con le sue idee. Cerca notizie che fiuta e gli piacciono. In genere quelle che piacciono a Greco difficilmente potrebbero affascinare noi. Chissà come si schiererà nel derby tra migranti e italiani…
Professionista, non c’è dubbio. Ma lo sono anche Maurizio Belpietro e Mario Giordano. E Paolo Del Debbio. Gli idoli del popolo di destra. Loro non sono professionisti? Oppure sono le loro idee a infastidire la rivoluzione in TV, in Rai come a Mediaset? (E ovviamente La7 compresa). Tutti figli di un Dio minore e questa logica va combattuta, perché non se ne può più.
Paghiamo il canone per l’informazione rossa. Ora si finanzierà la compagnia perdente, la brigata 4 marzo, con la pubblicità che si raggranella grazie alle nostre scelte col telecomando. Chissà se qualcuno offrirà una spiegazione per quanto accade, se ci sarà un motivo per cui l’Italia che cambia non debba essere rappresentata sul piccolo schermo. Sovranista è diventata una parolaccia, anche se unisce milioni di persone, la maggioranza, attorno al bisogno di indipendenza reale della nostra Nazione.
Non sarà possibile imbatterci, ad esempio, in una vera inchiesta su chi ha montato il caso dei troll che sarebbero stati creati contro il Quirinale e magari sentirci finalmente raccontare che il popolo italiano non ha bisogno di suggeritori russi per dire la sua sulle manovre dei palazzi della politica. Spiegateci se conta più un tweet o la direzione del Tg4 quanto a capacità di influenza politica… Torneremo a vedere più Renzi che Salvini. Il primo ha ancora molti amici nelle TV, il secondo se li deve ancora fare. E certo la scelta di Mediaset non aiuta. E forse non doveva proprio aiutare… Parafrasando Antoine, “…se sei di destra, ti tirano le pietre…”. Francesco Storace