Sogno di una bomba di mezza estate
Die Welt riapre il dibattito, in realtà mai chiuso, sulla necessità di dotare la Germania di una propria bomba atomica. Per ora sembra piu’ che altro una discussione buona per le pagine estive dei quotidiani, ma in futuro potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto piu’ concreto, soprattutto se i francesi fossero d’accordo. La campagna per una bomba atomica tedesca va avanti da annie sicuramente la cosiddetta “stampa di qualità” tornerà a parlarne. Ne scrive Die Welt
La Germania ha bisogno della bomba? Si’, afferma il politologo Christian Hacke. Per lui la difesa nazionale in futuro avrà bisogno di una propria capacità di deterrenza. Dopo le uscite del presidente americano Donald Trump al Vertice Nato e i suoi attacchi verbali nei confronti della Germania, secondo Hacke, i tedeschi dovrebbero rendere la loro sicurezza indipendente da quella degli americani.
“Nel suo nuovo ruolo di nemico numero uno del presidente americano, la Germania dovrà ripensare radicalmente la sua politica di sicurezza”, scrive Hacke in un suo contributo sulla “WELT am SONNTAG”. Non c’è bisogno di fare allarmismo, tuttavia bisogna affermare con sobrietà: “per la prima volta dal 1949 la Germania si trova senza lo scudo nucleare degli Stati Uniti e in caso estremo oggi sarebbe vulnerabile”. In considerazione di questa nuova situazione dovremmo porci la domanda: “come dovremmo gestire una potenziale potenza nucleare tedesca?”.
Hacke sostiene la necessità di un’arma nucleare per la Germania. “Affinchè gli USA e la Nato riconoscano la necessità di difendere la Germania, i tedeschi dovranno pensare e agire in maniera lungimirante prendendo in considerazione anche il deterrente nucleare”. Sarebbe ottimale “poter scoraggiare ogni potenziale aggressore con un deterrente nucleare”. Inoltre le armi nucleari avrebbero soprattutto una funzione politica: “proteggere un paese in situazione di crisi dalla ricattabilità. La diplomazia di crisi ha successo solo se ha un potente sostegno militare”, cosi’ Hacke.
Sono pochi tuttavia i diplomatici, i militari e gli scienziati a condividere la tesi di Hacke. Sono in molti tuttavia a ritenere necessario un dibattito sul tema. La riflessione sul tema del nucleare deve comunque essere affrontata, afferma lo storico e giornalista Michael Wolffsohn: “altrimenti la Germania finirà per essere una palla da gioco anziché un giocatore della politica mondiale. Si tratta in definitiva della sopravvivenza della Germania”.
Anche l’ex diplomatico nonché attuale vice-capogruppo parlamentare della FDP Alexander Graf Lambsdorff ritiene importante “discutere pubblicamente la questione delle armi nucleari. Perché con la fine della Guerra Fredda, in realtà non è finita l’era delle armi nucleari – puo’ anche non piacere, ma la realtà è questa”.
La Germania potenza nucleare non aumenterebbe tuttavia la sicurezza dell’Europa, piuttosto causerebbe ulteriori danni all’ordine mondiale multilaterale. “Non solo dovremmo uscire dal Trattato di non proliferazione, ma anche il trattato “due piu’ quattro” impone alla Germania dei limiti al riarmo. Alla luce della storia i nostri vicini hanno dato grande valore a questo tema”, secondo Lambsdorff.
L’ipotesi che i timori dei vicini siano stati superati è sbagliata: “la Germania viene vista ancora con sospetto”. Cio’ è dovuto principalmente al fatto che Berlino, anche dopo la riunificazione, sulle questioni strategiche internazionali non ha sviluppato una cultura della discussione che va al di là dei circoli di esperti, anche dopo la riunificazione. “Cio’ rende piu’ difficile per gli altri paesi valutare le reali intenzioni della Germania. Dobbiamo articolare piu’ chiaramente il modo in cui ci immaginiamo la sicurezza della Germania nell’alleanza. Il mormorio sospetto nella tenda della birra di Trudering oppure il Trump-bashing alla Heiko Maas non possono sostituire una linea chiara e netta”, afferma Lambsdorff.
Dal punto di vista della FDP la sicurezza della Germania in ogni caso è garantita dalla Nato e dall’UE. “I nostri alleati li’ ci conoscono, e li’ dobbiamo mettere in chiaro che noi condividiamo la dottrina nucleare dell’alleanza, e che non stiamo rincorrendo una nostra arma nucleare”.
“Berlino si isolerebbe a livello internazionale”
Anche l’ex consigliere della Cancelleria Horst Teltschik respinge le riflessioni di Hacke bollandole come “stimolanti e provocatorie”. “Il riarmo nucleare della Germania sarebbe in politica interna una dura prova e scuoterebbe gli equilibri di potere generali nell’UE e in tutta Europa”. Teltschik si pronuncia invece in favore di un maggior impegno nel disarmo e nel controllo delle armi: “purtroppo l’argomento è scomparso dall’agenda internazionale. Cio’ deve essere modificato”.
Per Peter Ammon, ex ambasciatore a Washington e a Londra, l’acquisizione di un proprio deterrente nucleare sarebbe una chiara rottura con i trattati internazionali. “La Germania resterebbe isolata e diverrebbe l’obiettivo delle critiche dei suoi partner e presumibilmente anche delle sanzioni degli Stati Uniti. Anche a livello internazionale Berlino si metterebbe dalla parte del torto e si isolerebbe: facendo l’opposto di quello che è stato il filo conduttore della politica estera tedesca nel dopoguerra”.
Inoltre, lo sviluppo di una capacità nucleare richiederebbe molti anni: “in questo periodo, dal punto di vista della sicurezza politica, ci troveremmo nel peggiore dei mondi possibili”.
Ammon sconsiglia vivamente di portare avanti il tema dell’arma nucleare in Germania: “I tweet folli del presidente americano Trump non sarebbero certo accettati dai nostri alleati come un motivo sufficiente per distruggere il regime globale di non proliferazione delle armi che è da sempre un interesse chiave della Germania. La perdita di fiducia sarebbe catastrofica”.
Tuttavia le antiche certezze della politica di sicurezza devono essere messe in discussione. Se gli USA non dovessero piu’ garantire la sicurezza nazionale tedesca, egli sarebbe favorevole ad “una soluzione europea radicale”, vale a dire: “un accordo fondamentale e coraggioso con la Francia che preveda una profonda integrazione fra i 2 stati”. Una politica di difesa di entrambi gli stati che comprenda anche le forze nucleari francesi.
“Piani simili che oggi a prima vista potrebbero sembrare sorprendentemente radicali, erano già stati formulati negli anni ’50. Abbiamo bisogno del coraggio di pensare in una nuova dimensione, anche in politica estera”, afferma Ammon. In effetti, secondo un rapporto del servizio scientifico del Bundestag del 2017, dal punto di vista del diritto internazionale sarebbe possibile cofinanziare le armi nucleari francesi o britanniche per poi partecipare in seguito a questo scudo difensivo.
L’Europa potrà affermarsi nei confronti della Russia, della Cina e degli Stati Uniti solo se la Germania è politicamente, economicamente e militarmente forte, analizza Harald Kujat, ex ispettore generale della Bundeswehr. Per garantire la propria sicurezza, anche nel nuovo mondo multipolare, la Germania deve restare ancorata all’alleanza nord-atlantica: “un corso solitario da potenza nucleare metterebbe a repentaglio queste solide basi della nostra sicurezza”, secondo Kujat. “Perché la Russia costruirebbe un contrappeso nucleare eurostrategico, con rischi politici e strategici significativi per la nostra sicurezza e quella dei nostri alleati”.