“Per ora Wikipedia resta oscurata e al momento non sappiamo quando tornerà consultabile”. Maurizio Codogno è il portavoce di Wikimedia Italia, l’associazione che dal 2005 promuove il progetto di Wikipedia, e ad Agi spiega perché la comunità italiana dei wikipediani, circa 10 mila persone ha deciso il 3 luglio di bloccare a tutti l’accesso ai contenuti contro la riforma europea del copyright, che sarà votata il 5 luglio a Bruxelles (Il Sole 24 Ore).
È solo Wikipedia Italia a non essere accessibile, ma non è una scelta in contrasto con le altre comunità europee: “La voce è univoca, ma riuscire a concordarci tutti in Europa su tempi e modi era difficile”. Che la protesta sia partita dall’Italia non è un caso, spiega Codogno: “La comunità italiana è storicamente più attenta ai temi della libertà di Internet. Abbiamo deciso di fare da apripista, perché se aspettavamo l’accordo di tutti sarebbe stato troppo tardi per un gesto di protesta”.
L’emendamento Wikipedia potrebbe non bastare
55 anni, milanese, Codogno è attivo sull’enciclopedia libera da 14 anni. Boccia senza appello la riforma Ue e crede che l’approvazione dell’emendamento Wikipedia per evitare di penalizzarla, non sia abbastanza: “È vero, c’è un emendamento. Ma se c’è un emendamento per noi in primo luogo vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato che si vuole correggere: e poi non esiste solo Wikipedia, questa legge potrebbe gravare su progetti più piccoli, che fanno meno rumore di un progetto grande come il nostro“.
Non solo. L’emendamento pro Wikipedia, paradossalmente, potrebbe non difendere affatto Wikipedia: “È vero che siamo un progetto no profit, ma per operare abbiamo una licenza d’uso commerciale, che non è contemplata nel testo emendato. Credo ci siano buone possibilità che l’emendamento fatto per noi non riesca a tutelare nemmeno noi“.
La loro non è una battaglia contro i copyright, spiega Codogno: “Noi siamo assolutamente favorevoli al copyright, ma se tutela chi crea nuovi contenuti. Questa direttiva fa l’opposto. Mina la libertà della rete a partire dalla creazione di nuovi contenuti. Noi in qualche modo potremmo pure sfangarla e continuare a offrire il nostro servizio, ma altri non ce la faranno. Per questo abbiamo deciso di sfruttare il nostro peso per sensibilizzare l’opinione pubblica e fare in modo che questa cosa senza senso sia bloccata. È una battaglia che conduciamo per tutti“.