Con la conferma della visita del consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton a Mosca questa settimana per preparare il vertice tra il Presidente Trump e il Presidente Putin, sembra che, finalmente, i due leader riescano a incontrarsi. Se si terrà l’incontro, sarà – preannuncia l’agenzia statunitense Eir – una sconfitta importante per coloro che hanno trascorso gli ultimi due anni a impedire questo vertice, ricorrendo anche alla “bufala” delle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane del 2016 e della presunta collusione di Trump.
Anche se vi sono già stati incontri improvvisati molto utili tra Trump e Putin ai margini del G20 di Amburgo e del vertice dell’APEC in Vietnam, l’inchiesta Russiagate ha finora impedito al Presidente di cercare un rapporto amichevole e di cooperazione con la Russia, come aveva promesso durante la campagna elettorale, per risolvere insieme le crisi come quelle dell’Ucraina e della Siria. Impedire tale rapporto di cooperazione era lo scopo principale della caccia alle streghe contro un Presidente americano debitamente eletto. Vladimir Putin è stato demonizzato dalla fazione dell’impero britannico a livelli che hanno del grottesco.
La determinazione di Trump traspare da un articolo sulla rivista New Yorker del 15 giugno a firma di Susan Glasser. “Non riescono a fermarlo”, ha detto all’autrice un funzionario ad alto livello dell’Amministrazione. “Lo farà. Vuole incontrarsi con Putin, e quindi questo incontro si terrà“. Trump ha mostrato la stessa determinazione con la sua insistenza nell’organizzare un vertice col Presidente nordcoreano Kim Jong-un, che si è concretato “nonostante i suoi consiglieri, non grazie a loro, e con ben poco sostegno genuino dai repubblicani o dai democratici”, scrive la Glasser. Ha “agito sempre di più come un Presidente non legato da vincoli”, conclude, “senza lasciarsi scoraggiare dai problemi politici che a questo punto renderebbero un vertice con Putin inimmaginabile per qualsiasi altro Presidente”.
Trump è stato incoraggiato ad accelerare sul vertice per due motivi principali.
Prima di tutto il successo dell’incontro con il Presidente nordcoreano Kim, derivante dall’intenzione dei due leader di evitare una guerra e dalla stretta collaborazione diplomatica tra il Presidente americano e le sue controparti in Cina, Russia, Corea del Sud e Giappone. La prosecuzione di tale cooperazione sarà cruciale per impedire che le forze della geopolitica imperiale mettano in pratica la loro agenda.
In secondo luogo c’è il fallimento del Russiagate. Le rivelazioni contenute nel rapporto dell’Ispettore Generale del Dipartimento di Giustizia, reso pubblico la scorsa settimana, mostrano uno schema di azioni prevenute e illegali da parte di funzionari del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI, prima nel tentativo di impedire l’elezione di Trump, poi di imporre la sua destituzione in un modo o nell’altro (vedi SAS 24, 25/18).
La campagna senza soste di attacchi alla politica “crudele” di Trump di separare i bambini immigrati dai loro genitori, politica che era stata ignorata dai media quando veniva attuata dal Presidente Obama, è stata usata per sviare l’attenzione dal successo del vertice di Singapore e dallo spettacolare crollo della caccia alle streghe dell’inquirente speciale Mueller.