Lannutti: Macron, il fariseo ricevuto dal papa

Il senatore pentastellato, Elio Lannutti, mette a nudo la vera figura del presidente francese Macron, attribuendogli l’appellativo di fariseo, nel giorno in cui l’inquilino dell’Eliseo è stato ricevuto dal dal Papa.

Chissà – si chiede Lannutti – se qualcuno gli ha ricordato che al “Passo della morte”, Ponte San Luigi (valico di Ventimiglia), continuano a sfracellarsi i migranti nel burrone di 800 metri nel vano tentativo di raggiungere la Francia, falciati dai treni lungo la ferrovia o nei tunnel autostradali per Mentone-Nizza, dopo la chiusura delle frontiere perfino ai minori. Mi spiace per l’ipocrisia di Papa Francesco, che predica bene, ma finge di non capire la gravità della violazione del trattato di Shengen da un bulletto, partorito da un esperimento in provetta del PS, Attalì, i banchieri di affari e la finanza criminale, per dominare l’Europa.

L’Italia per troppo tempo è stata trattata con sufficienza dagli alleati e dall’Europa ad egemonia franco-tedesca, approvando norme capestro come il bail-in, un disastro per il risparmio e per 500.000 famiglie espropriate dalle banche con il concorso di Bankitalia. Sposato con una francese, da 40 anni passo l’estate a Mentone, al confine di Ventimiglia e conosco bene gli effetti della violazione del Trattato di Schengen da parte del presidente francese che respinge perfino i minori. L’ordinanza, emessa dal Tribunale amministrativo di Nizza il 22 gennaio 2018, elenca una serie di normative, nazionali e internazionali, che sarebbero state violate, dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1990, che impone agli stati firmatari di mettere al primo posto il “superiore interesse del minore” presente sul proprio territorio, fino al regolamento di Dublino, che garantisce percorsi di ricongiungimento familiare per i minori soli che entrano nell’UE.

Macron che ci appioppa la patente di “lebbrosi”, dovrebbe ricordarsi di Bardonecchia e di quell’incursione in un centro di accoglienza italiano obbligando un migrante a sottoporsi all’esame delle urine o del respingimento di una donna incinta e affetta da un linfoma, morta qualche settimana dopo in un ospedale di Torino dopo aver partorito.