GINEVRA – Il suicidio assistito potrà essere praticato a determinate condizioni negli ospedali e nelle case per anziani di Ginevra: il Gran consiglio ha adottato ieri sera una modifica legislativa calcata sul modello varato nel canton Vaud nel 2012. Attualmente il suicidio assistito non è vietato negli istituti di cura di Ginevra, ma l’intervento di associazioni quali Exit dipende dal benvolere dei loro responsabili, ha sottolineato il deputato socialista Sylvain Thévoz. Varare un’apposita normativa permette di eliminare il rischio di disparità di trattamento fra pazienti e ospiti.
Per la sua collega di partito Salima Moyard, all’origine della proposta di modifica, le future disposizioni consentiranno di evitare le derive. Esse prevedono che la persona dev’essere in pieno possesso delle proprie facoltà e afflitta da malattie o conseguenze di incidenti gravi e incurabili. Con la persona che chiede l’aiuto al suicidio devono peraltro essere discusse le alternative. In caso di dubbio sulla capacità di discernimento della persona, è previsto l’intervento di una commissione di sorveglianza che può, se necessario, denunciare il caso alla giustizia. L’assistenza non potrà essere prestata a titolo professionale dagli operatori sanitari.
La necessità di legiferare ha diviso il parlamento: per il deputato PPD Bertrand Buchs deve prevalere il dialogo fra il paziente e il medico di fiducia. Pure contrario il consigliere di Stato Mauro Poggia (MCG), secondo cui la nuova legge trasformerà la libertà di morire in diritto di morire. Il Gran consiglio ha tuttavia adottato la nuova normativa con 68 voti favorevoli e 37 contrari. Ginevra è il terzo cantone a regolamentare il suicidio assistito negli ospedali e nelle case di riposo. Il primo è stato Vaud nel 2012, seguito da Neuchâtel nel 2014.