Incarico a Cottarelli per tirarla per le lunghe

di Armando Manocchia

Che c’azzecca Carlo Cottarelli con quello che si è andato determinando con i risultati elettorali e la Joint-adventure Lega- Cinquestelle?

Cottarelli, che piaccia o no, non potrà certo assecondare i propositi delle maggiori componenti partitiche determitate dalle elezioni politiche dello scorso 4 marzo perchè, pur riconoscendo i problemi antichi e moderni di questo Paese, egli pensa di risolverli diversamente dai Legastellati.
A conferma, basta conoscere il suo CV che, per fortuna, è infinitesimale rispetto a quello di Conte.

Cottarelli, ha lavorato per Banca d’Italia 1981-1987, per ENI 1987-1988 e, udite udite, a Washington DC per il Fondo Monetario Internazionale, dove è rimasto fino al 2013, anno in cui Letta occupò abusivamente il governo e lo nominò commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica.
Non ci fu feeling con Renzi, insediatosi nell’ottobre 2014, anch’egli abusivamente, e il bugiardo conclamato gli disse: “Passi lunghi e ben distesi” e lo spedì a fare il direttore esecutivo nel Board del Fondo Monetario Internazionale. Fallito Renzi, tutti a casa.

Dalla fine del 2017, Cottarelli ricopre l’incarico di direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano. Con tutto il rispetto, una di quelle robe che si fanno perchè “tengo famiglia”.
Ma anche lui, come ormai in questo Paese fanno anche i sassi , scrive libri e l’ultimo, pubblicato di recente ha per titolo: “I sette peccati capitali dell’economia italiana“, dove Cottarelli – dato che non serve essere economisti – parla dei motivi che impediscono la crescita e la ripresa economica dell’Italia come l’evasione fiscale, la corruzione, la burocrazia, la giustizia lenta, la denatalità, il divario Nord-Sud e la difficile convivenza con l’euro. Cottarelli, che pure ha criticato il malfunzionamento dell’U€ e dell’€, se lo fa piacere lo stesso e quindi, la differenza sostanziale con i Legastellati sta non solo nel come affrontare questi problemi, ma anche nel volerli affrontare subito, in quanto ritenuti fonte dei nostri guai.

Alla luce di quanto sopra, come ho già detto ieri, credo che Mattarella si sia comportato – e ce ne vuole – peggio di Napolitano e sono convinto che il Parlamento abbia l’imperativo categorico di mettere subito sotto accusa il Presidente della Repubblica. Mentre gli Italiani, quelli veri – e non i traditori, i fiancheggiatori della Troika –  ma i Patrioti, i Sovranisti, abbiamo l’obbligo morale di scendere in piazza e di farlo uniti, in una manifestazione unitaria, magari il 2 giugno – data più che simbolica- contro la U€, contro la Troika, contro l’euro e soprattutto contro il Quirinale e contro tutti coloro che lo sostengono il male dell’Italia.