20 marzo – “Una sorta di mercato della sentenza favorevole al contribuente”: è così che il gip Capuano del Tribunale di Napoli definisce il ramificato sistema illegale che, secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza e ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare, coinvolgeva “un numero impressionante di soggetti (giudici tributari, personale di cancelleria, contribuenti, legali) che a tale sistema davano corpo”. L’indagine è nata dopo accertamenti, a partire dal 2008, su alcune società del gruppo Ragosta.
Le intercettazioni ambientali e telefoniche, nel tempo, hanno svelato scenari “addirittura imbarazzanti – scrive il gip nel provvedimento cautelare – in relazione al cattivo funzionamento delle commissioni tributarie del territorio napoletano (in particolare quella provinciale e in alcuni casi con il coinvolgimento di alcuni componenti della Commissione regionale)”.
Quel che ha portato gli investigatori a unire le indagini sul gruppo Ragosta e i suoi rapporti con esponenti del clan Fabbrocino al mondo della giustizia tributaria è stato il risultato dei 27 accertamenti fiscali che il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza compì nell’aprile 2008 nei confronti di altrettante società riconducibili al gruppo Ragosta. I finanzieri scoprirono una ingente evasione di imposta “tramite l’utilizzo di crediti di imposta artatamente creati” (si parla di circa 146 milioni di euro), e poi fatture per operazioni ritenute inesistenti e una serie di altre irregolarità. tmnews