Stuprata e con una gravidanza da interrompere, frutto della violenza carnale e “animalesca” di un bengalese. Incinta dopo lo stupro: quattro anni all’aguzzino.
E come se non bastasse, la studentessa finlandese – aggredita e violentata a Roma nel settembre di scorso – ha dovuto assistere allo sconto di pena da parte dei giudici al suo carnefice.
La sentenza e il racconto di quella notte
Quattro anni e quattro mesi di carcere a Khann Saddam per violenza sessuale aggravata. Sentenza che come spiega Angela Leonardi, avvocato di parte civile, è “bassa – e spiega – Sono state concesse le attenuanti che il pm nella sua requisitoria ha inteso richiedere ritenendo che esistano tra l’imputato e la parte offesa delle barriere culturali che ne giustifichino l’applicazione”.
Pochi giri di parole. La sentenza è di quattro anni e non di più perché la differenza culturare – quindi il fatto che il carnefice sia bengalese e la vittima finlandese – costituiscono un attenuante. Andiamo con ordine: lo straniero – descritto come persona mite – avvicina la ragazza a Roma. “Hai bisogno di andare a casa? Ti accompagno io” le chiedo come racconta la vittima – non ancora 20enne -. Lei accetta dopo qualche minuto passato a camminare le sorge un dubbio: “Ogni tanto – spiega la 20enne -chiedevo ma la macchina dov’è?” Domanda più che lecita. Peccato che il ragazzo all’ennesimo quesito ripsonda: “Però se vuoi un passaggio, mi devi prima dare un bacio”. Prima si rifiuta, poi il capo di lei fa cenno di “sì” per la seconda volta a quel tipo mai visto prima. Come ha spiegato ai giudici: “Ho visto che si è irritato, si era alterato allora ho pensato, ho pensato dico va be’, è un bacio non è poi così grave”.
Non solo la giovane aggiunge: “Ho pensato magari gli do un bacio e lui mi porta a casa”. Purtroppo arrivati in prossimità di un vicolo, il bangalese la stupra brutalmente. Come scriverà il pm, “come i randagi in strada”. Quel bacio innocente per lei, è stato visto dal carnefice come il permesso ad avere un rapporto sessuale. Uno stupro però che vale solo quattro anni per le barriere culturali, che così paiono essere dei tornelli.