Viktor Orban è il fondatore dell’Alleanza dei giovani democratici nel 1988, lo stesso partito – conosciuto con l’acronimo Fidesz – con il quale domenica si dovrebbe assicurare il terzo mandato consecutivo come primo ministro dell’Ungheria, un Paese di 10 milioni di abitanti che spesso ha fatto da apripista a profondi mutamenti in Europa. E, proprio per questo, è guardato dall’estero con preoccupazione da parte dei sostenitori del progetto europeo e con ammirazione dal fronte populista e da quello sovranista.
I sondaggi danno un certo agio alla sua corsa. L’ultima rilevazione diffusa dall’istituto Nezopont attribuisce all’alleanza Fidesz-Cristiano democratici il 43 per cento dei voti, un risultato che, se dovesse avverarsi, fornirebbe a Orban una solida maggioranza nel Parlamento magiaro, con 112-123 seggi. Molto staccato il principale avversario, che non è il centrosinistra o la sinistra, ma il partito ultranazionalista di Jobbik, con il 22 per cento (36-42 seggi). Il Partito socialista, che ha perso molta della sua forza durante questi anni di dominio di Orban, si attesterebbe sull’11 per cento (19-20 seggi). La Coalizione democratica, una formazione di centrosinistra che si è scissa dai socialisti, sarebbe all’8 per cento (11-13 seggi), come il partito di sinistra LMP che però otterrebbe (6-8 seggi) per la legge elettorale. Tutti gli altri partiti, compresa la formazione satirica dei graffitari e street artist Cane con due code (che pure otterrebbe un rimarchevole 3 per cento), dovrebbero restar fuori dal parlamento. (askanews)