È già libero Moustafa Elshennawi. Il suo nome, e il suo volto, divennero famosi dopo il brutale pestaggio a Luca Belvedere, il carabiniere finito nel vortice della violenza antifascista a Piacenza.
https://youtu.be/slOPXjqBGHA
di Claudio Cartaldo
Ricorderete i fatti e quelle drammatiche immagini. Un gruppo di carabinieri costretto a indietreggiare di fronte all’avanzata del corteo, il militare che inciampa, l’orda di manifestanti che inizia a colpirlo con calci e pugni e infine Moustafa che gli ruba lo scudo e glielo scaraventa addosso.
Luca Belvedere riportò danni alla spalla. Seguirono polemiche politiche, la caccia al colpevole, le foto per il riconoscimento fatte circolare su Facebook e nelle chat whatsapp della polizia. Alla fine lo presero, Moustafa. I “compagni” del sindacati Si Cobas organizzarono subito una manifestazione di fronte al carcere dove lo portarono insieme agli altri indagati fermati in seguito agli scontri.
Bene. Come annunciato dal sindacato e ripreso oggi dal Tempo, Moustafa ieri ha ottenuto i domiciliari dopo il ricorso al tribunale del Riesame presentato dai sindacalisti del Cobas. “Siamo uomini d’azione e vorrei ringraziare tutti coloro che hanno condiviso le manifestazioni di sostegno per Mustafa”, ha scritto ieri pomeriggio Mohamed Ali Arafat, sindacalista a Picenza, per annunciare l’avvenuta scarcerazione del compagno di lotta.
“La liberazione di Moustafa è solo il primo di una serie di passaggi necessari a liberare tutti i protagonisti di quella grande giornata di lotta antirazzista – si legge nella pagina Facebook di Si Cobas Piacenza -Chiediamo con forza la liberazione di tutti i compagni arrestati per i fatti di Piacenza e una piena assoluzione per loro e per i compagni piacentini colpiti da denunce e perquisizioni. La necessità di lottare contro il razzismo e le sue sedi è sotto gli occhi di tutti: quotidianamente si succedono gli atti di terrorismo a matrice fascista e leghista contro immigrati o le intimidazioni contro esponenti delle lotte sociali e sindacali. Per noi la dimostrazione empirica della debolezza propria delle argomentazioni razziste continua a risiedere nei risultati che giornalmente otteniamo nei luoghi di lavoro, dove solo lottando uniti, italiani e immigrati fianco a fianco, si può ottenere ciò che padronato governo provano a sottrarci”.