Stipendi da fame, sono poveri anche gli italiani che lavorano

Lavorano ma sono poveri: è la drammatica conseguenza di una cultura sociale allo sfascio. Spesso è colpa dei dirigenti: pagatissimi ma incapaci di motivare – anche economicamente – chi si impegna. Se il mal comune è ancora mezzo gaudio, in questo vergognoso primato il nostro Paese è quasi allo stesso livello di altre Nazioni Ue, ovviamente le più povere. Nel 2016, 75 milioni di persone in Europa hanno sofferto a causa di “privazione materiale o sociale”: è una fetta pari al 16% della popolazione

In Italia è il 18% della popolazione (circa 10 milioni di persone) che non possono far cose come: andare in vacanza una settimana all’anno, scaldarsi adeguatamente o avere una macchina, spendere dei soldi in attività ricreative regolari, affrontare una spesa imprevista, in alcuni casi nemmeno mangiare regolarmente un pasto completo o sostituire un mobile che si è rotto.

Nel nostro Paese, nonostante qualche nota positiva, la disoccupazione è una piaga: sono oltre 9,3 milioni gli italiani non ce la fanno e sono a rischio povertà. Va anche aggiunto che è sempre più estesa l’area di disagio sociale che non accenna a restringersi. Dal 2015 al 2016 altre 105mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: si tratta di 9 milioni e 347 mila soggetti in difficoltà. Crescono in particolare gli occupati-precari: in un anno, dunque, è aumentato il lavoro non stabile per 28mila soggetti che vanno ad allargare la fascia di italiani a rischio. Lo indica in una nota il Centro Studi di Unimpresa.

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