di Lorenzo Vita
Essere ucciso per portare le bretelle con i colori della bandiera del proprio Paese. Succede anche questo in Spagna, dove a volte, e soprattutto in alcuni posti, è preferibile non dire di considerarsi spagnolo né tantomeno di avere idee nazionaliste, perché le conseguenze potrebbero essere molto gravi.
Quello che è accaduto a Saragozza la notte tra il 7 e l’8 dicembre è qualcosa di estremamente grave. Un uomo, Victor Lainez, 55 anni, è seduto in un bar del centro della città, El Tocadiscos, non lontano dal corso dell’Ebro e dalla Basilica della Madonna del Pilar. L’uomo è noto a tutti nel locale, anche per i suoi ideali politici, ma non ha mai avuto problemi con nessuno. Lo conoscono tutti come un motociclista, possiede una Harley, fa parte del gruppo di centauri Templarios MG Zaragoza (gruppo noto per la sua vicinanza all’estrema destra) ed è un fan della Legione, punta di diamante dell’esercito spagnolo. Il tempo di chiedere una birra, raccontano i testimoni, ed entrano quattro persone nel locale, due ragazzi e due ragazze. Lo riconoscono, vedono che porta le bretelle con la bandiera della Spagna, e inizia un piccolo battibecco che però sembra finire subito. Le solite accuse di essere un “facha”, un fascista, e la cosa sembra finire lì. Ma all’uscita di Lainez dal locale, arriva l’aggressione. Uno dei quattro prende un oggetto metallico e colpisce l’uomo alla testa con un oggetto metallico. Poi, secondo le testimonianze, anche gli altri colpiscono Lainez ripetutamente, mentre è a terra, lasciandolo con varie fratture e in stato di incoscienza. Viene portato all’ospedale centrale di Saragozza con fratture alla testa e con ematomi che gli hanno provocato la morte cerebrale. La sua morte è arrivata dopo cinque giorni di agonia.
La polizia è riuscita subito a individuare l’autore dell’aggressione, Rodrigo Lanza. Il personaggio è un noto appartenente al movimento di occupazione delle case, già condannato a nove anni di carcere per aver pestato un vigile a Barcellona lasciandolo su una sedia a rotelle. È uscito dal carcere definitivamente nel 2015, dopo tre anni di libertà provvisoria e si è trasferito con la compagna a Saragozza, passando le sue giornate nel centro sociale Kike Mur, uno stabile occupato. Subito dopo l’aggressione e l’arresto, Lanza, doppio passaporto canelo e spagnolo (non italiano come si diceva nelle prime ricostruzioni), si è difeso dicendo che si trattava di una montatura della polizia e che in realtà si era difesa da un’aggressione con un presunto coltello, mai rinvenuto. L’autopsia e le indagini del giudice che ha in mano il fascicolo dimostrano in realtà che l’aggressione si è prodotta molto probabilmente senza un primo attacco della vittima, tanto è vero che è stato un colpo ricevuto alla nuca, di spalle, ad essere decisivo per la vita di Victor Lainez.