Creare divisione tra i sessi per demolire la famiglia naturale

Riceviamo e pubblichiamo

Si è fatto un gran parlare di femminicidio e come non bastasse l’otto marzo, si è addirittura “inventata” una giornata contro la violenza sulle donne. Ad ascoltare i media e certune donne (o meglio, femministe nemiche del genere maschile), sembrerebbe che la totalità dei maschi sia affetto da misoginia acuta.La domanda che sorge spontanea è: Adamo è realmente più tremendo di Eva? L’Eva tentatrice narrata nella Bibbia sembrerebbe dimostrare il contrario.

A conferma che gli antichi testi non sono stati vergati da maschilisti matusalemmi, è arrivata l’ultima relazione del Ministero dell’Interno sulle attività delle forze di polizia nei reati di genere per l’anno 2014. I dati hanno appurato che il numero di vittime maschili è stato maggiore del numero di vittime femminili (51,11% contro 48,89%). Questo continuo martellare sul femminicidio presentando gli uomini come potenziali assassini che si accaniscono contro le donne, ha il solo fine di creare divisione tra i sessi, con la conseguente demolizione della famiglia naturale fondata sull’unione uomo/donna e in particolare l’abbattimento della figura paterna.

Strano ma non troppo, l’ideologia del femminicidio va di pari passo con l’altrettanta nefasta ideologia della famiglia “alternativa”, vale a dire, omosessuale, trans, gender o con genitori A/B. In parole semplici, modelli famigliari che chiamare famiglia è poco meno di una bestemmia, se non altro per il semplice fatto che eventuali bambini “partoriti” dalla coppia vedrebbero la luce “grazie” alle provette, agli uteri in affitto e al seme di emeriti sconosciuti. Ergo: figli di nessuno.

E’ comunque vero che delitti efferati contro le donne esistono, ed è altrettanto vero che, in paesi soprattutto di religione musulmana e induista-buddista, le donne, anche bambine, sono usate a piacere degli uomini che le ripudiano o le ammazzano dopo averle sfruttate. Si tratta di costumi orribili accettati dal popolo e sanciti dalle loro leggi inique, e non di casi isolati di delinquenza, contro i quali nessuno degli altri Stati civili o delle italiche femministe osa alzare la voce. Davanti a una società intrisa di violenza, per quale motivo denunciare solo il femminicidio, e non piuttosto in ugual misura, altri fenomeni criminali quali: l’aborto, l’omicidio, il suicidio, l’infanticidio e il genocidio dal momento che la violenza è ovunque in continuo aumento e riguarda tutti gli esseri umani: uomini, donne e bambini di ogni età, categorie e situazioni?

Gianni Toffali