Uscita del gruppo Marcegaglia dalla cordata formata con ArcelorMittal per rilevare l’Ilva di Taranto e la cessione dell’impianto di Piombino da parte della stessa ArcelorMittal (L’azienda ha una produzione che arriva a 98,1 milioni di tonnellate complessive di acciaio ogni anno. Il suo fatturato supera i 58 miliardi di dollari): queste le richieste che, secondo quanto appreso dall’Ansa, l’antitrust europeo avrebbe avanzato per superare le preoccupazioni che l’operazione Ilva ha sollevato sul fronte della concorrenza. La Commissione Ue, che lo scorso 8 novembre ha aperto un’indagine approfondita sull’operazione, non ha voluto commentare le indiscrezioni raccolte.
In particolare Bruxelles, come evidenziato l’otto novembre scorso, teme una riduzione della concorrenza e un aumento dei prezzi per i prodotti piani di acciaio al carbonio laminati a caldo, a freddo e zincati utilizzati dalle imprese in vari settori, dall’edilizia all’auto. La preoccupazione è che la restrizione della concorrenza possa portare, soprattutto per le Pmi dell’Europa meridionale, un aumento dei prezzi. Bruxelles intende valutare anche se ci possano essere effetti su offerta e prezzi di altri prodotti come l’acciaio a rivestimento metallico utilizzato per gli imballaggi.
Oltre al capitolo industriale, il confronto tra Ilva e Commissione resta aperto anche sul fronte ambientale. Mentre potrebbe essere preso chiusa la procedura che riguarda i fondi messi a disposizione dalla Stato per il risanamento dell’area, nuove perplessità sarebbero sorte a Bruxelles riguardo al piano di bonifica presentato dalla cordata guidata da ArcelorMittal. Piano che verrebbe applicato su un arco di cinque anni, un periodo troppo esteso per porre fine a una situazione ritenuta assai critica non solo dagli ambientalisti e dai cittadini di Taranto. ANSA Europa