Torino – Frustati con il filo elettrico sui palmi delle mani, legati a una sedia per punizione, costretti a frequentare controvoglia una scuola araba a Torino, a svegliarsi all’alba per pregare, a non utilizzare Internet e Facebook, a portare il velo controvoglia.
Come scrive La Stampa, sono le violenze alle quali una coppia di egiziani, imputati a un processo per maltrattamenti a Torino, avrebbero costretto quattro dei loro cinque figli, tutti minorenni all’epoca dei fatti tra il 2011 e il 20015.
Il pm Dionigi Tibone ha chiesto condanna esemplare per il padre e la madre di questi giovanissimi. Cinque anni per lui, tre anni e sei mesi per lei.
«Gli imputati – ha spiegato il pm nel corso della requisitoria – non hanno ammesso l’errore. E questa mancanza di riflessione significa che non ci si è resi conto di ciò che è accaduto. Le tre ragazze sono distrutte. Non c’è spazio per le attenuanti generiche perché in questa vicenda sono stati “toccati” i diritti fondamentali dell’uomo e del bambino».
La difesa ha respinto le accuse, chiamando in causa una oggettiva difficoltà della famiglia ad adattarsi a culture del tutto diverse anche sul lato educativo: «Le testimonianze dei ragazzi – assistiti dall’avocato Emanuela Martini – sono discordanti e contraddittorie».
La sentenza è fissata per il 24 novembre, ore 9.