di Antonio Amorosi per www.affaritaliani.it
L’Italia, si sa, ha bisogno di lezioni di religione. E servono gli insegnanti. Sembra ce ne sia grande urgenza, prima di ogni altro impegno. E per questo il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli sta predisponendo un mega concorso urgente per 4600 assunzioni. I nuovi insegnanti di religione si sommeranno agli oltre 25000 già in cattedra (secondo quanto rilevato dall’ultimo censimento).
Così come gli altri insegnanti, quelli di religione sono pagati dal ministero (Miur) e coprono circa il 2% del costo complessivo della spesa della scuola italiana (i 25000 costano 800 milioni annui).
La Cei plaude al concorso per i 4600 posti. E così anche le alte sfere vaticane. Immaginate quanta gente parteciperà.
Ma perché proprio 4600? Sono le cattedre che già vengono coperte da supplenti.
La Corte di giustizia europea, con una sentenza, la C 22/13, ha vietato l’abuso dei contratti a termine per gli insegnanti e per i supplenti ma al tempo stesso ha sancito che l’utilizzo dei contratti di supplenza italiani oltre i 36 mesi non può portare al diritto all’assunzione a tempo indeterminato. Ma l’insegnante precario ha maturato comunque un diritto di anzianità come rilevato dalla Corte europea. La riforma della scuola, voluta dal governo Renzi, la “Buona Scuola”, ha interpretato la sentenza della Corte europea imponendo un limite alle supplenze che non possono superare i 36 mesi.
E qui c’è un ulteriore problema. Il calcolo dei 36 mesi da quando parte?
La sentenza europea è arrivata in seguito ad uno scontro tra la Corte e i governi italiani che è durato anni con un succedersi di leggi l’una in conflitto con l’altra. Compresa la “Buona Scuola”, legge 107/2015, che si limita a dire che, dal 1 settembre 2016, chi ha 36 mesi di servizio non può più essere assunto, mentre la legge di bilancio del 2017 dice che il calcolo dei 36 mesi debba partire dal 1° settembre 2016. Misterioso comprendere quale sia l’interpretazione giusta.
Capito il caos?
Comunque è chiaro che gli insegnanti supplenti non possono pretendere di essere assunti in automatico dal ministero. Ci vuole un concorso.
Eccolo pronto. Si svolgerà su campo nazionale e verrà indetto in tempo utile per “tagliare la testa al toro” e risolvere il limite dei 36 mesi. Ma nel settore il caos regna sovrano perché c’è un ulteriore problema: i supplenti vorrebbero un riconoscimento per i propri anni di supplenza, rispetto a tutti gli altri partecipanti comuni al concorso. Ma la gara non deve prevedere titoli preferenziali e tutti devono poter partecipare nelle medesime condizioni. Ciò alla luce del fatto che molti supplenti lo sono diventati tramite formule disomogenee.
Ma il ministro Fedeli va avanti.
A fine ottobre, primi di novembre, sono previsti ulteriori incontri sul concorso, in cui i sindacati potranno presentare le proprie proposte sul bando. Lo scoglio resta sempre come “favorire” chi ha fatto supplenze.
Ma in un modo o nell’altro il concorso “sa da fare”. Rappresenta un passaggio fondamentale per permettere alla compagine Pd, anche in vista della prossima tornata elettorale, di tessere nuovi rapporti con i vertici della Chiesa cattolica e incontrare i loro interessi, ammiccando alle richieste della Cei che da anni battaglia sul tema.
Eppure tutti ricorderanno che la nomina della Fedeli a ministro venne accolta con numerose critiche dal mondo cattolico. L’esponente Pd era tra le firmatarie di una proposta di legge per l’educazione di genere nelle scuole. Secondo i detrattori il provvedimento rappresentava un’anticipazione dei dettami gender e gay nell’insegnamento scolastico. Ora però con “l’occhiolino” lanciato alla Chiesa e agli insegnanti di religione il ministro potrebbe prendere all’amo anche il mondo cattolico e, il concorso di 4600 insegnanti di religione, aprire nuove strade a Matteo Renzi. Perché si sa: l’Italia ha bisogno di lezioni di religione.
Solo gli ipocriti cattocomunisti possono credere alle buone intenzione della Fedeli e della sua cricca.-