Dal 2008 ad oggi sono ‘scomparsi’ circa 514mila tra commercianti, artigiani, lavoratori in proprio ed altri professionisti. L’8,7% in meno mentre sembra peggiorare anche la prospettiva per il futuro: nel secondo trimestre 2017 i lavoratori indipendenti sono già a quota 5.363.000, in calo di ulteriori 84mila unità rispetto allo scorso anno. A lanciare l’allarme sul crollo del lavoro indipendente è Confesercenti, che a partire dai dati Istat ne ha tracciato la dinamica seguita nel decennio della crisi.
Un ‘crollo’ quello dei lavoratori indipendenti che, dice ancora lo studio della Confesercenti, “annulla di fatto anche la ripresa registrata dai lavoratori dipendenti nello stesso periodo”. L’occupazione alle dipendenze, infatti, dopo lo shock iniziale, inverte la tendenza già dal 2011, con un rafforzamento della ripresa a partire dal 2014.
La scomparsa di artigiani e commercianti inoltre, si legge ancora, travolge praticamente ogni tipo di profilo professionale: calano i titolari di attività imprenditoriali in senso stretto, -10mila, per una flessione del 3,2%; più che decimati, 453mila in meno il -12,7%, anche i lavoratori in proprio, sia con dipendenti che senza. Ma “dall’apocalisse del lavoro indipendente” non si salvano nemmeno i coadiuvanti familiari, che si riducono di oltre il 21% per circa 84mila posti in meno rispetto al periodo precedente alla crisi.
Crescono invece, ma appena di 34mila unità, pari ad una variazione del 2%, le altre categorie: liberi professionisti, soci di cooperativa e collaboratori. ”Dai dati emerge con chiarezza la situazione di crisi in cui si trova ancora gran parte del tessuto imprenditoriale italiano. Una crisi così forte da annullare gli ottimi progressi ottenuti sul fronte dell’occupazione dipendente”, commenta Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti.
”Ditte individuali, piccoli imprenditori e lavoratori in proprio hanno sempre caratterizzato fortemente la nostra economia e, nonostante il calo, gli indipendenti costituiscono ancora circa un terzo (30,3%, era il 34,1% nel 2008) del lavoro italiano, responsabile del 20% circa del nostro Pil. Nonostante l’evidente importanza ‘sistemica’ degli indipendenti, però, si registra la mancanza di un piano di intervento per il loro rilancio occupazionale: sono forse figli di un dio minore”, prosegue Bussoni deluso anche dal JobsAct, il più importante intervento sul lavoro degli ultimi due anni, “che li ha esclusi”.
“Eppure – aggiunge- ci sono migliaia di lavoratori indipendenti che hanno interrotto nel corso di questi anni le loro attività e non hanno potuto contare su alcuna forma di protezione sociale e di sussidio contro il rischio della disoccupazione. Una crisi nella crisi, rimasta costantemente nell’ombra, offuscata dai successi ottenuti sul campo dell’occupazione dipendente grazie ad uno straordinario impegno normativo, culminato proprio con JobsAct e decontribuzione”.
Per questo Confesercenti rinnova la richiesta al governo di “un JobsAct” anche per loro. La proposta è quella di creare un Testo Unico del Lavoro Indipendente, che preveda una tassazione e contribuzione agevolata per i primi 3 anni di attività delle nuove imprese, tutele del reddito in caso di inattività temporanea o di cessazione di attività per crisi di mercato oltre “ad uno sforzo in più” per la formazione continua perché, conclude, “chi si improvvisa dura poco”. ADNKRONOS