L’ora di religione si trasforma in “educazione alla convivenza e alla tolleranza“: accade in una scuola elementare di Biella, in un quartiere ad alta concentrazione di immigrati. Certo, prima di dare giudizi, sarebbe il caso di approfondire meglio, però la lettura del Corano in classe nell’ora di religione cattolica appare un po’ un controsenso. Mentre l’ideale della pacifica convivenza era affidato, un tempo, all’ora di educazione civica.
Quell’ora andrebbe sfruttata per far conoscere ai bimbi di fede musulmana i fondamenti della religione del paese in cui dovrebbero integrarsi. Per far capire loro che quel credo non è professato da una masnada di infedeli.
L’esempio della scuola di Biella è stata così riportata dal quotidiano La Stampa, attraverso le parole della docente di religione Stefania Lavader:
«Ognuno ha la propria cultura e deve farne tesoro – continua –. Ma è giusto che conosca anche quella del suo compagno. Il mio obiettivo è semplicemente fare trovare a questi bambini un punto di incontro, dando spazio a tutti. E in ogni caso, all’inizio dell’anno, spiego sempre ai genitori il mio programma, per chiedere loro se sono d’accordo».
Tra le esperienze che l’insegnante ha programmato con i suoi alunni c’è anche la “gita monoteista”: una giornata dedicata alla visita in moschea, in una chiesa e in una sinagoga. Anche sulle preghiere da spiegare ai ragazzini prevale un multiculturalismo non proprio ortodosso: «Ogni tanto – racconta ancora l’insegnante – quando affrontiamo il tema della preghiera, cerco un bambino che non sia di religione cattolica, che non abbia timore e che sia disposto a leggerne una della sua fede davanti a tutti. Poi la mettiamo in relazione con il “Padre nostro”».