Dopo l’incubo dello stupro a Trecastagni, parla la dottoressa che ha vissuto quelle ore terribili.
Lo fa durante un’assmeblea plenaria a cui hanno partecipato 106 presidenti degli Ordini dei medici, riuniti nel Consiglio della loro Federazione nazionale (Fnomceo) e i 106 presidenti delle Commissioni albo odontoiatri a Giardini Naxos.
Il suo è uno sfogo duro dopo quanto accaduto. Parole che colpiscono i presenti:
“La solidarietà espressa dai colleghi è la più sincera che ci possa essere, perchè siete consapevoli che tutti sareste potuti essere al mio posto. Nessuno sconto, invece per le istituzioni, alle quali solo una cosa posso dire: io sono stata violentata anche da voi“.
Poi con rabbia ha lanciato un messaggio:
“Quella della sicurezza è solo la punta dell’iceberg – ha spiegato – noi medici abbiamo perso la dignità. La nostra professione si è snaturata, è diventata una cosa che non è più essere medico, è soffocata dall’affanno di evitare le denunce, di seguire pedissequamente i protocolli. Sfugge un concetto fondamentale: noi dobbiamo curare le persone. Ho intrapreso questa strada per passione – ha raccontato – anche la scelta di fare la guardia medica non è stata un ripiego, è stata una decisione consapevole proprio perchè volevo essere in prima linea, vicina alle persone che soffrono”.
A questo punto torna all’attacco e rimette nel mirino le istuzioni:
“Non hanno semplicemente lasciato sola me, mettendomi in pericolo e poi umiliandomi quando la mia aggressione è stata derubricata a infortunio sul lavoro. Il sistema rischia di travolgere la nostra intera professione. Siamo tutti vittime: a questo gli Ordini devono opporsi”.
SAREBBE LA STESSA COSA SE QUALCUNO STUPRASSE IL GIUDICE “IN UDIENZA” O “IN CAMERA DI CONSIGLIO”? SAREBBE “INCIDENTE SUL LAVORO”?…
Certo che ci vuole una gran fantasia a identificare lo stupro di un medico con un incidente sul lavoro. Come dire che una persona che svolge l’attività di medico corre, normalmente, il rischio di essere stuprata.