Lo Stato: debole con i criminali, forte con i Cittadini perbene.
Quello che si è verificato ieri a Roma non accade nemmeno in Corea del Nord. Il DIVIETO assoluto a una quarantina di persone, – dai 40 ai 70 anni – per il 70% donne, quasi tutti professionisti, di incontrarsi in luogo pubblico – Altare della Patria – è davvero indegno di un Paese civile. Queste persone erano una infinitesima parte di quelle che avevano deciso di partecipare alla manifestazione da me indetta per il 12 settembre in Piazza Montecitorio e che, per motivazioni strettamente politiche, e non quelle subdole e false addotte, ci è stata vietata.
In osservanza di tale divieto, ho annullato la manifestazione comunicandolo in tutti i modi a me possibili, però circa un centinaio di persone aveva già prenotato alberghi e treni e aveva quindi deciso di venire a Roma lo stesso. Le dovevo ignorare? Secondo i rappresentanti dello Stato si! Secondo loro, non sarei potuto andare a Roma. Non avrei potuto fare nessuna riunione o assembramento di persone in nessun luogo pubblico. Invece, per rispetto e per educazione, ho individuato un punto di riferimento – Altare della Patria – e a coloro che, manifestazione o meno, sarebbero venuti a Roma comunque, ho comunicato questo bellissimo luogo per incontrarci e salutarci, per conoscerci, parlare, confrontarci, non per manifestare! Nonostante tutto, anche questo ci è stato VIETATO! Siamo stati obbligati – altrimenti avrebbero preso provvedimenti – a disperderci. Ci hanno impedito di stare riuniti, malgrado fra di noi non vi fosse neanche solo un maleducato. Nessuno di noi aveva un megafono, un fischietto, un cartello, un volantino o uno striscione, proprio perché ci incontravamo semplicemente per conoscerci, per parlare di come fare, nel prossimo futuro, per manifestare (sempre pacificamente, civilmente e democraticamente) il nostro dissenso a questa cloaca di parassiti, collusi, indagati, rinviati a giudizio, condannati e traditori della Patria, senza avere dei divieti. Tutto qui. Ce l’hanno impedito!
Tutto qui? Anzi no! Una delle persone che camminavano con noi – ma a una certa distanza, perchè ci era stato vietato anche di camminare in gruppo – mentre ci allontanavamo dall’Altare della Patria e ci dirigevamo verso il Colosseo, ha estratto qualcosa dalla tasca posteriore. Un’arma? Si ma di quelle micidiali che a questa dittatura fa più paura dei missili del Coreano: il tricolore! Questa persona non ha fatto in tempo a spiegarla, che uno della Digos (ci marcavano a uomo a piedi e con i mezzi), gli ha subito imposto di metterla via, altrimenti avrebbero preso provvedimenti? No, magari! Invece gli è stato ordinato all’istante di seguirli presso una loro postazione per identificarlo. Avete capito? Parlo del Tricolore, non della bandiera dell’isis!
E questo è un brutto segnale. E’ una brutta pagina della storia di questo Paese. Ma è sintomo soprattutto della violenza con cui questa dittatura travestita da democrazia, usa le Istituzioni dello Stato per renderci schiavi. Una violenza paragonabile solo alla tortura e allo stupro. Sissignori! Impedire di incontrarci, di stare assieme, di parlare, di conoscerci, di confrontarci è stata una VIOLENZA inaudita, una TORTURA, uno STUPRO che ha segnato sicuramente la mia vita, ma anche quella delle altre persone che erano presenti ieri.
Badate bene. Quando si parla di violenza, viene spontaneo pensare alla violenza fisica. No, non parlo di quella! Parlo invece di un altro tipo di violenza, di gran lunga peggiore, quella che fa più male di quella fisica, quella che ti lascia segni indelebili. Quella che ti ferisce e ti sanguina dentro. Parlo della violenza dell’anima. Una violenza che ti danneggia nell’intimità di essere umano, che ti ferisce nella dignità di persona, che ti tortura nell’autostima di Cittadino Italiano. Una violenza che stupra i tuoi desideri, i tuoi sogni, i tuoi ideali e i tuoi valori.
In poche parole, ieri si è consumato lo stupro della libertà. E’ stata una vera e propria tortura quella di cui siamo stati vittime. Una violenza che oltre all’anima, danneggia il cuore e la mente. Perché questa è una violenza che ti impedisce di pensare, di dire e di agire. Una violenza privata, perché tutto ciò che pensi, che dici, che fai, viene demolito. Una violenza, una tortura, uno stupro i cui danni non sono fisici, ma ti massacrano l’anima. Una violenza che ti fa mettere in discussione persino chi sei, dove vivi, cosa fai e che valore hai. E a quel punto il senso di frustrazione prende in sopravvento: ti fa assumere prima la consapevolezza di non essere nessuno e di non essere considerato persona e Cittadino, e poi ti annienta come essere umano.
Per favore ditemi che non è vero, che è stato solo un incubo!
Armando Manocchia, quello da massacrare per educarne tanti altri…