Spunta il Poligrafico dello Stato nel menu’ estivo delle privatizzazioni. Secondo quanto scrive MF il ministero dell’Economia starebbe valutando la fattibilita’ dell’operazione, che prevederebbe prima la separazione delle attivita’ a mercato della societa’ e poi la loro valorizzazione.
Come scrive milanofinanza.it, dalla dismissione, secondo le prime valutazioni, si potrebbero incassare circa 700 milioni di euro, per il 100% dello spin off attivo nelle attivita’ di anticontraffazione e sicurezza.
L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IpZs) negli anni ha sviluppato infatti importanti competenze in questi comparti e, oltre che nell’emissione di documenti (carta d’identita’ elettroniche, passaporti, patenti, ecc) oggi e’ attivo anche in campi meno istituzionali. Uno di questi e’ la realizzazione dei contrassegni d’origine: la societa’, per esempio, stampa circa 2 miliardi di fascette per vino Doc e Docg all’anno e di recente ha lanciato anche una applicazione per consentire la verifica dell’autenticita’ delle bottiglie. L’ipzs produce poi i tasselli dei tabacchi, i bollini farmaceutici e i contrassegni sui prodotti alcolici, e alla fine dello scorso anno ha firmato un protocollo d’intesa con il ministero dello Sviluppo Economico per la collaborazione nella tutela del Made in Italy. In particolare l’accordo “fa leva sul know-how tecnologico dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nelle tecnologie anticontraffazione”, si legge in comunicato del dicastero.
Ebbene, il progetto di privatizzazione farebbe perno proprio sulla separazione dei business piu’ tradizionali (dalle marche da bollo ai documenti), che resterebbero in pancia allo Stato, dalle nuove linee di business, che invece potrebbero essere cedute. L’operazione e’ comunque ancora alle battute iniziali e potrebbe non concretizzarsi quest’anno, soprattutto se i tecnici del ministro Pier Carlo Padoan riusciranno a far quadrare i conti senza dover giocare questa carta. Per la privatizzazione del Poligrafico sarebbe necessario infatti un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, che dovrebbe poi ottenere il placet del Parlamento, dove spira ancora un vento avverso alle dismissioni e dove i numeri della maggioranza, soprattutto al Senato, sono piuttosto ballerini. red/cce MF-DJ NEWS