Dalle carte della Procura di Trapani che indaga sulle manovre poco chiare delle Ong nel Mediterraneo spunta anche Padre Mosè, “l’angelo dei migranti”. Come riporta il Giornale, Don Mussie Zerai avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella chat parallela con cui le organizzazioni non governative si informavano sui barconi di profughi da recuperare. Tutto all’oscuro della Marina militare italiana, che avrebbe dovuto dare l’ok al soccorso, e in possibile combutta, questo è il sospetto dei pm, con gli scafisti che partivano dalla Libia.
Il prete cattolico è un mito della sinistra italiana. Nel 2013 è stato accolto con tutti gli onori dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che da portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ne aveva conosciuto da vicino l’attivismo. Eritreo in nascita, è arrivato in Italia nel 1992 a 17 anni e ottenuto asilo politico ha studiato all’Università Pontificia. Diventato sacerdote nel 2010, si è subito distinto per il suo sostegno senza se e senza ma ai migranti, tanto da meritarsi dai fan una candidatura al Nobel per la Pace.
Non particolarmente ben visto dal Vaticano (che lo ha trasferito da Roma alla parrocchia marginale di Friburgo, in Svizzera), secondo gli inquirenti si sarebbe speso così tanto per aiutare i profughi in mezzo al mare spinto non solo dallo spirito caritatevole cristiano. Potrebbe aver agito, è questo il sospetto che emerge dalle chat con le Ong, anche per interessi politici ed economici legati all’immigrazione e all’accoglienza.”Ci chiamavano segnalando l’arrivo dei barconi – spiega una fonte anonima al Giornale – sottolineando che stavano registrando la telefonata. Una specie di ricatto“. Padre Zerai e la sua onlus Habeshia sono tra gli ispiratori di WatchTheMed, un vero e proprio portale telefonico che fornisce un servizio di pronto soccorso per i migranti in mezzo al mare: loro chiamano, e una Ong, magicamente, arriva a portarli in Italia.