Sharia in Italia: critica l’islam in classe, professore sospeso

Vietato dare giudizi (negativi) sull’islam. Lo sa bene Pietro Marinelli, 61enne docente di Diritto ed Economia all’Istituto superiore “Falcone-Righi” di Corsico, piccolo comune nell’hinterland milanese.

di Giuseppe De Lorenzo – – il Giornale

Marinelli vanta oltre 30 anni di carriera, la laurea in Giurisprudenza, un’altra in Scienze religiose e un curriculum di tutto rispetto. Cui però ora dovrà aggiungere le accuse di islamofobia.

Tutto inizia il 31 maggio scorso. Il professore entra in una classe quinta per la lezione di diritto internazionale. Tema: lo Stato Islamico. E visto che al “Falcone-Righi” ancora si rispettano le buone maniere, quando il prof entra in classe gli studenti si alzano in piedi. Tutti, tranne lei: un’alunna 18enne di origine egiziana che si giustifica affermando di essere in periodo di ramadan. “Una pratica religiosa non ti dà certo diritto di non rispettare una consuetudine dell’Istituto”, fa notare il docente. Ma tant’è. “Per sviluppare il suo senso critico ho provato a chiederle cosa significasse il ramadan. E lei sosteneva fosse solo un periodo di riflessione. Le ho detto che non è così. Che viene celebrato per ricordare la discesa dal cielo del Corano, parola increata di Allah”. Ne nasce allora una discussione in cui Marinelli spiega l’origine e il significato del rito musulmano, accennando però valutazioni critiche nei confronti dell’islam e di una pratica di digiuno che “non mi sembra umana”. Apriti cielo.

La studentessa esce dalla classe senza permesso, salta la lezione sull’Isis e si becca una nota. Ma non è lei a doversi preoccupare. Poche ore dopo la madre scrive una lettera alla preside, Maria Vittoria Amantea, denunciando “un terribile” fatto “di intolleranza religiosa”. Nella missiva vengono riportate alcune frasi che Marinelli avrebbe pronunciato al fine di “offendere e sminuire” la fede musulmana: l’islam è una religione priva di senso; il Corano è una ridicolaggine insensata; il Ramadan è disumano; l’islam dovrebbe essere vietato dalla legge e via dicendo. “Alcune sono state palesemente esagerate – dice il professore – altre totalmente inventate”.

Fatto sta che ragazza presenta pure un esposto ai carabinieri e lo stesso farà la preside “a tutela dell’onorabilità dell’istituto”. Nemmeno si trattasse di lesa maestà, scatta il procedimento disciplinare: Marinelli è accusato di aver offeso l’alunna e di essere venuto meno “al suo principale dovere come docente e educatore”.“Prima di avviare l’iter non hanno neppure tenuto conto della mia dichiarazione, protocollandola volutamente in ritardo”, denuncia lui, che in tutta risposta ha depositato due contro-esposti (la preside, contattata per telefono e mail, non è ancora risultata reperibile). Il 24 giugno il caso finisce in presidenza per l’audizione in difesa. Obiezioni, spiegazioni, precisazioni: tutto inutile. Arriva una punizione esemplare: sette giorni di sospensione e relativa decurtazione dello stipendio.

Marinelli però rivendica “libertà di opinione”: “Io non ho offeso, ho solo dato una mia valutazione dell’islam alla luce dei miei studi. Una cosa sono le affermazioni sulle persone, altro quelle sulla religione. Credo rientri nei miei obblighi educativi stimolare gli studenti ad avere una visione critica della vita, anche rispetto alle proprie tradizioni religiose”. Difficile dargli torto. “Come i cristiani ascoltano le lezioni sulle crociate o sull’Inquisizione e non presentano esposti contro i docenti – continua – così devono fare pure gli islamici. Anche quando si dice che l’Isis è il vero riferimento del mondo islamico oppure che nell’islam ci sono meno libertà rispetto al cristianesimo”.

Il ragionamento non fa una piega. Ma non aiuta: condannato per aver violato gli articoli 3 e 19 della Costituzione (uguaglianza e libertà di culto) e due articoli del codice deontologico. “Io non ho insultato nessuno né limitato la libertà di alcuno. Ho solo espresso un giudizio sull’islam”. Tradotto: critichi Maometto e finisci nei guai.