I francesi della TIM pronti a licenziare. TIM vorrebbe chiudere il suo data center di Bari, l’unico nel mezzogiorno, con 7000 server e 300 lavoratori. Lo denuncia la CGIL, che si oppone al progetto.
Nel comunicato si sottolinea che “non sono note ufficialmente, le motivazioni…a quel che ci è dato di sapere, TIM intenderebbe così fare risparmi sui costi dei canoni per gli immobili”.
Giova ricordare – dice la Cgil – che la struttura è nata, alla fine degli anni 80, con finanziamenti pubblici che avevano lo scopo di valorizzare, riportandoli in Puglia, molti informatici, ingegneri ed altre professionalità specialistiche. Anche l’immobile che ospita ancora buona parte dell’I.T. di Tim ha la stessa provenienza. Ma altri solerti manager hanno provveduto a venderlo e contestualmente prenderlo in affitto (… quando si tratta di risparmiare non si bada a spese!)
Il data center di Bari è l’unico del Mezzogiorno. In più di 2000 metri quadri di sale sistemi ospita 7000 server gestiti (tra fisici e virtuali), 4000 sistemi di storage e 4000 sistemi di backup.
La dislocazione geografica (nord, centro, sud) – dice la CGIL – è un requisito strategico per l’importante funzione di Disaster Recovery assicurata dal data center TIM di Bari, ovvero la possibilità, in caso di eventi catastrofici, di switchare funzionalità importanti da altri data center, mantenendo l’operatività di funzioni essenziali per l’azienda e per il paese.
Il progetto di chiusura della sede Tim di Via Dioguardi a Bari – si legge ancora nel comunicato della CGIL – riguarderà la totalità degli addetti IT, per un totale di circa 300 lavoratori. Nessuna informazione sulla “destinazione finale”. Smantellamento e trasferimento durerebbero due anni, dice il sindacato. Un processo lungo, costosissimo e con inevitabili rischi di malfunzionamenti e disservizi.
(con fonte tomshw.it)