Lo Stato dà soldi ai musulmani per acquistare casa e aprire imprese

Se credevate che l’accoglienza senza criterio fosse l’ultima goccia di un vaso stracolmo chiamato Italia vi sbagliavate. Ora lo Stato si impegna a sganciare fior di milioni per dare lavoro e casa a musulmani immigrati. Addirittura con un corsia privilegiata rispetto agli italiani.

A sancire questa mossa del Governo è l’accordo siglato giorni fa Coreis (Comunità religiosa islamica italiana) ed Ente Nazionale per il Microcredito. Il protocollo d’intesa sarà attivo dall’anno prossimo. Ma andiamo a capire di cosa di tratta: il patto prevede lo stanziamento di fondi per incoraggiare l’impresa islamica in Italia e aiutare chi, tra gli immigrati, intendesse metter su casa, come riporta Libero. Se sei musulamano e hai problemi di fondi e a trovare credito, lo Stato italiano ti aiuta.

Casa, lavoro e finanziamenti

Come spiega Abd al Sabut Turrini, direttore generale di Coreis, interpellato dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri spiega che l’intesa “garantisce il sostegno economico finanziario e di educazione all’economia per microimprese e professionisti in Italia“, in sostanza “significa organizzare corsi di formazione all’impresa per musulamani e incoraggiare le start-up islamiche con dei fondi ad-hoc“. Ma di quanti soldi stiamo parlando? Precisamente si va “dai 10mila ai 25mila euro per ciascuna impresa“. Cifre, spiega Turrini “di cui potrebbero beneficiare diverse migliaia di aziende“.

Ma c’è spazio anche per altri benefit. Turrini infatti auspica ad una possibile “defiscalizzazione mirata per le imprese islamiche“, i cui beneficianti “saranno le imprese guidate da musulmani, che intendono prosi nel solco della legalità, promuovere la ricchezza nel territorio italiano e accrescere le rimesse dei migrantinei Paese d’origine“. Tra i requisiti richiesti è gradito che le imprese siano sharia compliant. Ma ancora non è finita: l’accordo prevede anche le realizzazione di progetti di rimpatrio assistito per migranti, con l’annessa creazione di attività imprenditoriali nei Paesi di origine e progetti di cooperazione allo sviluppo, al fine di mitigare i flussi immigratori. Detto in breve aiutare gli immigrati a casa loro, supportandoli nella creazione di aziende nei Paesi d’origine. Mossa rischiosa, costosa e discutibile.

Altrettando criticabile è la previsione di contributi ai migranti per “i miglioramenti alle proprie abitazioni” e i pagamenti “di rate di un mutuo o di canoni di affitto”. Lo Stato si impegna così ad aiutare quei personaggi volenterosi di lavorare e di integrarsi. Requisito cardine per richiedere i finanziamenti. Ma la domanda che sorge spontanea è per la famiglie italiane, massacrate da tasse e lasciate spesso senza credito che si fa?

Gabriele Bertocchi – – IL GIORNALE