Collegamenti tra chi gestisce l’accoglienza e chi gestisce il crimine organizzato

Cristiana Mangani per “il Messaggero”

Centri di accoglienza italiani infiltrati dai trafficanti di esseri umani. Il Dipartimento di Stato americano non usa mezzi termini per descrivere la situazione dei migranti nel nostro Paese. E nel Rapporto 2017, presentato a Washington alla fine di giugno, evidenzia irregolarità, ritardi, scarsa preparazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Il dossier analizza l’anno 2016 ed è stato realizzato dall’Ufficio per il monitoraggio e il contrasto della tratta degli esseri umani dell’Ambasciata e dei Consolati degli Stati Uniti d’America in Italia. E pur riconoscendo che «le autorità italiane soddisfano appieno i criteri minimi per lo sradicamento» del traffico di persone, rilevano quanto siano state insufficienti le condanne e le indagini nei confronti dei trafficanti.

Scrivono gli esperti Usa:

«Il Governo gestisce centri temporanei in tutto il Paese per ospitare i richiedenti asilo, ma il sistema è messo a dura prova. Le organizzazioni internazionali hanno denunciato un aumento dei casi della tratta di esseri umani a scopo sessuale e lavorativo ai danni dei richiedenti asilo, a causa dell’inadeguatezza dei centri di accoglienza per le vittime e della facilità con cui i trafficanti possono accedere ai centri per reclutarle».

Un’accusa molto pesante perché sottintende collegamenti tra chi gestisce l’accoglienza e chi il crimine organizzato. Il concetto viene ribadito più volte nel Report, dove è evidenziato come incida su questo anche il fatto che esista «una carenza di strutture che ha originato una riduzione della capacità di monitorare adeguatamente le condizioni».

Gli Stati Uniti riconoscono al governo italiano di aver continuato «a dimostrare un impegno serio e costante: l’Italia pertanto è rimasta in classe 1, perché

«ha pubblicato le linee guida per l’identificazione delle vittime della tratta all’interno del vasto flusso di migranti irregolari, richiedenti asilo e minori non accompagnati, ha aumentato i finanziamenti a chi si occupa di garantire gli alloggi e alle altre forme di assistenza alle vittime».

Avrebbe incrementato anche le indagini, sebbene poi – ha puntualizzato ancora il Rapporto – «non si è avuta nessuna incriminazione di individui sospettati di gestire il traffico di persone, tantomeno sono stati diffusi i dati sulle condanne comminate». Vengono citati anche precisi riferimenti sull’attività investigativa: «Le autorità – è scritto nel documento – nel 2016 hanno indagato su 102 casi, contro i 65 del 2015 e i 44 del 2014. Nessuna persona è arrivata a condanna, contro le 17 del 2015 e le 16 del 2014».

Altra nota dolente è l’aspetto lavorativo. «Secondo la legge italiana – viene specificato – i richiedenti asilo non possono lavorare finché la loro domanda non è stata esaminata, e i migranti spesso cercano un impiego in nero nell’economia sommersa, correndo maggiori rischi di finire vittime della tratta di esseri umani. Particolarmente vulnerabili i minori che rimangono in Italia, finendo a lavorare in nero nell’agricoltura, nel settore alberghiero e nell’edilizia, o venendo costretti dai trafficanti a mendicare». e donne, invece, molto spesso vengono avviate alla prostituzione, soprattutto le nigeriane.

Per questa ragione, gli Usa dedicano un capitolo alle Raccomandazioni per l’Italia che vanno

«dall’indagare e perseguire con decisione i casi di tratta di esseri umani, inclusi quelli che vedono coinvolti funzionari pubblici, e condannare i trafficanti a pene dissuasive. Attuare le linee guida previste dal piano nazionale per migliorare l’identificazione di possibili vittime tra migranti, garantire una formazione costante per gli agenti delle forze dell’ordine, gli impiegati del servizio immigrazione, i primi soccorritori e altri funzionari pubblici, in tutte le regioni e località, sulle procedure di identificazione e assegnazione, istituire una struttura di coordinamento nazionale che coinvolga tutti gli organismi pubblici interessati e le organizzazioni non governative, impegnarsi per ridurre la domanda di turismo sessuale minorile e incrementare la repressione giudiziaria nei confronti di chi lo pratica, in particolare quegli italiani che pagano per prestazioni sessuali minori in Paesi stranieri, attuare iniziative a livello nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica contro tutte le forme di tratta di esseri umani».